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Era sera.

Il Sole illuminava con i suoi ultimi raggi caldi la terra della Zona Desertica.

197 osservava tutto, con la schiena su un muro di un magazzino.

Osservava la terra colorata e viva, crepata, l'erba a tratti gialla e secca, le montagne lontane, come un morbido ma spigoloso miraggio, il cielo immacolato e la luce limpida, arancione.

Il vento gli muoveva i capelli nell'aria.

Erano cresciuti parecchio.
Gli arrivavano, dietro, quasi in fondo al collo.

La sua pelle non si era ancora abbronzata, ed era ancora piuttosto pallida.

La sua pelle era comunque l'ultima cosa che aveva in mente, in quel momento.

Teneva in mano i quattro coltellini da lancio che 113 non aveva ripreso con sé.

Tra un respiro e un altro, cercava il coraggio di finalmente avvicinarsi alla sua tenda e restituirglieli.

Dovevano parlare.

Ciò che era accaduto non poteva essere ignorato come se non fosse stato nulla.

Anche se avessero voluto, non sarebbero stati capaci di passarci sopra.

Non era un avvenimento superficiale, dimenticabile. Avrebbe lasciato un solco.

Era successo qualcosa.

E ciò che avrebbero concluso riguardo quel qualcosa avrebbe determinato il rapporto che c'era tra loro per sempre.

Solo a pensarci, Jack sentiva il cuore battere più forte, il respiro farsi pesante e i muscoli paralizzarsi.

Ebbe un lampo di paura.

Qual era il nome della malattia che 156 pensava lui avesse?

Ci pensò un attimo.

Cataplessia.

E se lui avesse realmente avuto la cataplessia?

Aveva un terrore viscerale di perdere i sensi durante la conversazione di 113.

Provava già emozioni forti solamente al pensiero di quel chiarimento.

Poteva solo immaginare quanto forte sarebbe stata la tensione.

Anche se però non era certo di esserne afflitto, doveva avvertirla.

Si stava avvicinando a lui.

E lui non sapeva se fosse un bene.

Se eventualmente lui, per colpa di quella malattia, si fosse dovuto allontanare dall'Accampamento, l'avvicinamento di 113 a lui l'avrebbe portata solo a soffrire.

Ed era l'ultima cosa che Jack avrebbe mai potuto volere.

113 avrebbe di nuovo perso qualcuno di cui pensava potersi fidare.

Sarebbe stato molto più doloroso che evitare di avvicinarsi a lui.

Si decise.

Doveva andare da lei.

Strinse i coltelli in mano, optando poi per metterli nella fondina insieme al suo pugnale, mentre smuoveva i piedi e faceva il primo passo verso la tenda di 113.

Non pensò a nulla, mentre si avvicinava.

I capelli erano affidati al vento, che gli accarezzava dolcemente il viso e la pelle.

Non se ne rese neanche conto, che ora era davanti alla sua tenda.

Il telo che di solito era alzato e appoggiato al "tetto" di stoffa, ora era era riversato in aria, non chiuso con gli appositi ganci, ma visibilmente in segno che 113 non voleva essere disturbata.

Soldier 113 [First Arc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora