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- Avete intercettato delle comunicazioni delle Forze Governative?- 113 chiese poco dopo.

- Sí.-

- Nuove informazioni?-

- No, ma ripetevano con... Estenuante continuità le coordinate del luogo in cui vi avevano incontrato. Quasi... Quasi sperassero di intercettarvi.-

- Altro?-

Tutti la guardarono con un pizzico di stupore.

113 poteva capire l'inquietudine e la paura che potevano aver provato sentendo un'informazione venir ripetuta veramente tante volte, ma non aveva voglia di parlare di un argomento simile.

Aveva ricordato qualcosa che non voleva.

- Generale... L'hanno ripetuto... Tantissime volte...-

- Quindi? Non li avete mai ascoltati mentre parlano tra loro? Ripetono sempre le stesse cose. Anche un'infinità di volte. Per minuti interi.-

No.
113 sentiva una brutta sensazione salire nel petto.

- Hanno... Parlato... Per quasi sei minuti ripetendo il fatto.-

113 sentiva i ricordi salire.
Non credeva di poterli controllare a lungo.

- Hanno ripetuto quasi cinquanta volte la stessa cosa.- il ragazzo andava avanti.

113 sospirò.
Sentiva tutto tornarle addosso.

Il soldato 104 è stato catturato.
Il soldato 104 è stato catturato.
Ripeto, il soldato 104 è stato catturato un giorno fa.

No.
113 sentiva di non poter respirare.

Il soldato 104 è stato catturato.
Il soldato 104 è stato catturato.
Ripeto, il soldato 104 è stato catturato tre giorni fa.

Non si sentiva le gambe.

Il soldato 104 è stato catturato.
Ripeto, il soldato 104 è stato catturato una settimana fa.

Voleva andarsene.
Doveva andarsene.

Voleva correre il più veloce possibile, uscire dalla porta e scomparire uscendo da essa, dissolvendosi come polvere che vola e smaterializzarsi all'istante, per non tornare mai più.

Ricordava ancora il muro freddo della stanza ingiallita sperduta in mezzo al deserto in cui tornava.

Ricordava come tutto fosse freddo.
Gelido.

Nonostante fosse giorno, faceva sempre freddo.
Se era notte, il suo piccolo corpo fragile da bambina iniziava a tremare.

Riguardava i graffiti sui muri.
Facce che ridevano, battute, citazioni stupide o profonde, colori ovunque, anche se sbiaditi, disegni appesi, poster, carta, vetri colorati e pasticciati, rappresentazioni astratte e colorate.
Tutto era variopinto.
Ma diventava presto incolore.

Poi, una scrivania, una sedia, una radio.

E 113 accendeva la radio.
E 113 sentiva sempre quelle voci.
E non riusciva a non ascoltarle.
Perché non ci credeva.
Perché non poteva farsene una ragione.

Si lasciava cullare dall'odore ormai malinconico ma dolce e gentile dei vecchi fumogeni, sparsi per la stanza, ingialliti.

Pensava a possibili scenari in cui 104 potesse essere vivo, scappato, sopravvissuto in qualche modo. Nessuno aveva detto lui fosse morto.

Tutti semplicemente ripetevano la sua cattura.
Non la sua uccisione.

Voleva andarsene.
Scappare.

Soldier 113 [First Arc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora