Secrets. Fears. Emotions.

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Kevin era tornato nella sua stanza.

Aveva appena subito l'ennesima sgridata da parte del padre.

Si sedette sul letto, apatico.

Qualcuno bussò alla porta.

Lui non rispose.

Era di certo un cameriere del palazzo, e non lo poteva aiutare in nessun modo.

Diceva di volerlo aiutare.
Ma la sua voce era piatta e monotona.

Come quella di tutti gli altri.

Era di nuovo un piano del padre per spiarlo, per vedere se reagiva, invece di piangere sul letto.

Per vedere se era maturo.
Per vedere se era uomo.
Per vedere se era degno di quel nome.

Quel cameriere di certo non lo voleva aiutare.

Quel cameriere di certo aveva preso la pillola della Cecità Mentale.
Quel cameriere di certo era apatico.
Quel cameriere di certo non provava emozioni.

E se non pensava, non ragionava, non provava emozioni, allora non lo poteva aiutare.

Sotto quell'abito elegante, quei tratti somatici forti, quell'altezza imponente, sotto quei muscoli forzati da suo padre, lui non aveva coraggio, forza, ma solo segreti, solo paure, solo emozioni.

Segreti.
Paure.
Emozioni.

Le voleva condividere con qualcuno.
Voleva parlarne.
Ma non poteva.

L'unico che non assumeva la pillola della Cecità Mentale era suo padre.

E con suo padre non poteva parlare.

Non poteva confidargli i suoi segreti, le sue paure, le sue emozioni.

Non poteva.
Avrebbe urlato.
Non avrebbe capito.

Una lacrima rigò il suo viso.

Si rese nuovamente conto di quanto sua madre gli mancasse.










~Francy

Soldier 113 [First Arc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora