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Jack non aveva dormito molto.

156 gli aveva dato solo una pastiglia di antidolorifici, non sapendo quanto Jack ne necessitasse, e non volendo rischiare di dargliene troppo.

Aveva detto che quella notte sarebbe stata una sorta di periodo di prova per vedere quanto antidolotifico necessitasse.

Si sarebbero dovuti svegliare presto la mattina dopo.

Il dolore era scomparso subito, ma ciò non era durato molto.
Non doveva essere molto potente.

Per un'ora non aveva avuto dolore, straiato sul letto, tormentato dalla visione e dal pensiero della maschera nera e della lamina d'acciaio, oltre che dalla sensazione subordinata di incongruenza nella situazione.

Qualcosa non tornava.
Ma non sapeva dire cosa, e tantomeno perché.

Quando il dolore si era ripresentato, era stato proprio sul punto in cui si era messo in pace con la questione, accettando come non ne sarebbe mai stata possibile la comprensione.

La mattina dopo si era alzato senza sapere neanche che ore fossero.

Rimpianse il Sole della Zona Desertica, che sorgendo gli faceva compagnia, segnando l'inizio della giornata.

Ora era solo, senza sapere che ore fossero, e la stanza bianca e pallida, non era neanche minimamente comparabile ai vivi graffiti sui muri dell'Accampamento.

Anche lui era bianco e pallido, ora.
E tutto ciò di cui avrebbe avuto bisogno sarebbero semplicemente stati i graffiti colorati e variopinti, vivaci e capaci di smuoverlo.

Pensò alla ragazza dagli occhi gialli.
Si chiese ancora chi mai avesse avuto il potere e il talento di crearlo.

Una volta in piedi, si era sentirto debilitato dalle fasciature.
Aveva cercato di muoversi un po', ma non era stato facile con il dolore che provava anche solo alzando o abbassando un braccio.

Prese da un mobile accanto al letto la scatola degli antidolorifici. La mise in una tasca.

Non voleva prenderli.
Non ancora.
Forse era troppo presto.
O forse si stava solo facendo paranoie inutili.
Ma non era medico comunque.
Non sarebbe mai stato in grado di dire se ciò che pensava fosse frutto di totale confusione o stranamente azzeccato.

Cercò di intrattenersi in qualche modo.

Era stanco.
Il che poteva indicare fosse forse troppo presto.
Ma non aveva dormito.
Quindi forse era stanco per quello.

Per un attimo ebbe paura di presentarsi in ritardo o in qualche modo di essere d'intralcio per l'impegno che avevano quella mattina.

Si doveva presentare puntuale.
Non lo avrebbero mai lasciato entrare, senza la presenza di un suo superiore.

Non era quello, comunque, il problema principale.

Lui doveva presentarsi.
Doveva essere lì per 113, perché non avrebbe sopportato di non essere lì, di non essere presente, dopo aver visto il suo sguardo di disagio e aver riconosciuto i suoi movimenti cauti, in quella stanza piena per la maggior parte di persone che la elevavano quasi a livello divino, ossessivamente.

In più si sarebbe dovuto presentare e avrebbe dovuto cercare di tenere i nervi saldi semplicemente per non destare preoccupazione generale, ovviamente tra chi era a conoscenza di ciò che era accaduto.

Jack pensò che se 168 avesse saputo cosa gli era successo, non si sarebbe preoccupato.

Poi però pensò anche che se ciò che era accaduto a lui fosse accaduto a Jacques, e lui ne fosse stato a conoscenza, avrebbe reagito esattamente come 168.

Soldier 113 [First Arc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora