21

122 5 2
                                    

168 ora era sul tetto del bus.

Jack sperava con tutto se stesso che non gli capitasse nulla di male, ma, come aveva già dedotto prima, i rischi in quell'azione non erano pochi.

156 guardava concentrata la luce proveniente dall'esterno, che entrava con imponenza dal buco nel tetto, probabilmente in attesa di rumori che le dessero un'idea di cosa stesse succedendo lì fuori.

Dopo che 168 uscí, caló il silenzio assoluto nel bus.

Gli unici rumori rimasti erano l'ormai familiare rumore prodotto dalle pale dell'elicottero, il rumore che il bus produceva curvando, o semplicemente spostandosi, a contatto con il terreno secco della Zona Desertica, e uno strano rumore metallico, che 113 produceva battendo il piede destro com ritmicità contro il pavimento freddo del bus, mantenendo la sua espressione apatica.

Jack pensò che effettivamente era a dir poco impossibile comprendere che emozione stesse 113 provando.

Batteva i piedi a terra, e questo si sapeva poter essere segno di stress, ansia, paura, tensione, e mille altre emozioni, ma cercando conferma nel suo viso, nel suo sguardo, nulla di questo traspariva.

Guardando 156 con attenzione, era possibile notare i muscoli tesi, lo sguardo fermo, gli occhi (anche se poco vidibili attraverso i vetrini) spalancati e le labbra serrate, che lasciavano capire quasi esplicitamente il suo stato d'animo, ricco di tensione e attenzione per ciò che stava accadendo.

Ma il viso di 113 rimaneva fermo, immobile, impassibile, come incapace di trasparire emozioni e sentimenti, gli occhi magnetici e neri addirittura quasi socchiusi, come annoiati, le labbra tranquillamente appoggiate l'una all'altra, la fronte liscia e le sopracciglia leggermente ripiegate, a formare un'espressione rigida, quasi severa sul suo viso.

Improvvisamente, un forte rumore scosse il silenzio, accompagnato da un'imprecazione.

- DANNAZIONE!- si sentì urlare.

168 aveva preso la mira per molto tempo (precisamente 21 secondi), per essere sicuro di centrare in pieno il bersaglio, aveva tenuto il bazooka nel miglior modo possibile e si era preparato a sparare, per poi mandare quel missile esplosivo in direzione dell'elicottero.

Ma l'elicottero aveva schivato il colpo.

Era cosa abbastanza comune e normale non riuscire a centrare un bersaglio al primo colpo, soprattutto con un bazooka, e ancora di più se il bersaglio era niente di meno che un elicottero, ma 168 si sentì seccato dalla cosa.

Si sentì molto infastidito dalla cosa.

D'altronde, lui era uno dei migliori cecchini della Resistenza, con una mira incredibile e talvolta addirittura perfetta, e non riuscire a colpire un bersaglio al primo colpo lo rendeva snervato e nervoso.

Il suo carattere irascibile, sommato al tutto, di certo non lo aiutava.

- 168, CHE STA SUCCEDENDO?- urlò 156.

- NON L'HO COLPITO!- urlò.
Quest'ultimo urlo era molto più forte di quelli precedenti.

Jack pensò che 168 doveva essere veramente molto irascibile.

168 riprese la mira, imponendosi di calmarsi all'istante.

Doveva colpire quell'elicottero.

Sistemó il bazooka sulla sua spalla, prendendo meglio la mira, puntando dritto alle eliche del mezzo.

La tensione però tornò a farsi sentire.

Se l'elicottero avesse sparato un missile in quel preciso momento?

No, non si poteva permettere di pensare cose del genere.

Lui avrebbe preso la mira.
Lui avrebbe sparato.
Lui avrebbe preso in pieno quell'elicottero.
Lui sarebbe stato un bravo cecchino.
Anzi, il migliore.

Lui voleva essere il migliore.
Lui doveva essere il migliore.

Non si poteva permettere di sbagliare.
Per dovere, per orgoglio.

Non poteva mancare l'elicottero.

Al centro del mirino, le pale dell'elicottero, in spalla il bazooka e in testa la convinzione di dover essere il migliore.

Sparò.

Sbatté un piede con forza sul tetto del bus.

- MALEDIZIONE!-

Lo aveva mancato.

113 alzò gli occhi al cielo, e si alzò in piedi, con fare quasi scocciato.

- 113, che stai facendo?- il tono di 156 era quasi severo, ma la donna non fermò affatto la ragazzina da fare quello che voleva.

113 camminò con fretta fino alla scala, per poi salirla velocemente, arrivando sul tetto.

168, nel vederla, si girò di scatto.

- Tu che ci fai qui?- furono parole dette di fretta, senza pensare, con una certa rabbia e amarezza.

113 prese con forza il bazooka dalla spalla di 168, mentre quest'ultimo le diceva che "Non aveva bisogno di aiuto" e che "Ce la poteva fare da solo", ma senza venir minimamente considerato dalla ragazzina.

La ragazzina senza pensarci due volte prese la mira in un secondo, sparando.

Il bersaglio venne preso in pieno.

113 lanciò il bazooka a 168, tornando al piano sottostante.

- Che hai fatto adesso?- chiese 156, con un tono che lasciava capire che la ragazzina fosse solita fare cose simili.

- Se l'eliminazione dell'elicottero non fosse stata assegnata a 168, non avremmo sprecato due munizioni inutilmente.
La terza stava per fare la stessa fine.- disse, facendo spallucce, e con nonchalance tornó a sedersi, sotto uno sguardo incredulo di Jack.






- Spazio AC/DC

Alla lezione di chitarra ho imparato Back In Black degli
AC/DC.
A voi piacciono gli AC/DC?
Io ci sono cresciuta. 😂
Volevo dirvi che ho finito il disegno di 113, e non mi dispiace, ma volevo comunque aspettare (non crocifiggetemi per favore😂) a farveli vedere perché, avendo disegnati 168 e 113, a sto punto facevo anche Jack e 156.
Pensavo di disegnare anche Brian, Conrad e Camille, magari solo in forma di schizzo, o magari solo il viso, perché comunque non sono molto particolareggiati.
Volevo anche aspettare a farveli avere perché magari se riesco a finirli tutti entro la settimana (cosa comunque che credo poco possibile), potrei farvene avere uno al giorno.
C'è da dire che comunque sono a dir poco strapiena di compiti e non trovo molto tempo libero.
Mi auguro come al solito che il capitolo vi sia piaciuto.👍🏻




~Francy

Soldier 113 [First Arc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora