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- Sappiamo il motivo dell'arrivo dei rinforzi?- 113 sembrava meno minacciosa adesso.
Lo era.

Era collaborativa, adesso.
Il suo tono esprimeva calma e pazienza, maturità.

Ma 113 non sarebbe dovuta essere tanto matura quanto era.

Aveva forse tic, comportamenti infantili, ma il suo modo di dirigere la Resistenza, il carisma che mostrava e che conquistava, per niente solo frutto della sua notorietà, erano mature.

La sua calma e autocontrollo in ogni situazione, il modo in cui manteneva il sangue freddo, il suo modo di comandare e di prendersi le proprie responsabilità e il modo in cui si approcciava professionalmente, la rendevano decisamente una figura matura.

Oltre alla maturità, infinita autorità veniva trasmessa dal suo sguardo, oltre che rigidezza, compostezza, determinazione, forza, coraggio e instancabilitá, severità e moderazione, anche se spesso pareva brutale e aggressiva in battaglia, o minacciosa e riservata, schiva e fredda.

Con i suoi atteggiamenti incuteva timore, rispetto e un qualcosa che la rendeva affascinante agli occhi di chi la guardava.

Ma nascondeva delicatezze e insicurezze che Jack conosceva appena, e che avrebbe voluto conoscere meglio.

- Sí.- alla risposta del ragazzo, 113 smise di camminare per la piattaforma.

Con un gesto della testa, a metà tra il simpatico e l'impaziente, incitò il ragazzo a continuare a parlare.

Era un ragazzo magrissimo, dai capelli marroni, di lunghezza media sulle guance e spettinati.

Forse 113 lo aveva scelto per quello.

Perché era palesemente rimasto giorni su un computer senza pause troppo lunghe.
Doveva aver lavorato parecchio a questa vicenda.

- Le Forze Governative hanno duplicato gli squadroni per le missioni.-

- Quali missioni?-

- Tutte.-

- Tutte? Anche le ricognizioni di controllo?-

- Sí.-

Le ricognizioni di controllo, a detta di 113, erano le più inutili e insignificanti.

Le Forze Governative arrivavano in squadroni senza apparente motivo.

Stavano lì, scendevano dall'enorme furgone e facevano analisi del territorio con strani e diversi macchinari, si appostavano, iniziavano conversazioni con altri squadroni tramite walkie-talkie a proposito delle ultime missioni e dei resoconti, o scambiandosi coordinate riguardo posizioni per appostamenti.

La Resistenza e il MI li intercettavano e sentivano tutto, ma ogni cosa sembrava totalmente inutile.

Scambiavano solo informazioni di poco conto e che poco avrebbero importato o cambiato il corso della giornata dei soldati dell'Accampamento, o informazioni ormai dette e ricalcate ogni volta, come nomi e identificazione di soldati conosciuti o mai visti prima, protocolli o date di altre missioni.

Il tutto era estremamente inquietante, dopo pochi minuti di ascolto.

Le voci piatte ripetevano e ripetevano sempre le stesse cose, con minime variazioni, per tempi infiniti. Erano Soggetti Z, più che probabilmente.

113 ricordava la prima volta che aveva ascoltato quelle voci.

104 si era per un attimo tolto le cuffie, chiuso in una cabina sperduta nella Zona Desertica, e il nome Messiah era sfuggito da una di quelle cuffie blu scure e sciupate, come un sussurro statico.

Soldier 113 [First Arc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora