Knife

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Era stanco.

Quanto era stanco.

Era stanco di svegliarsi la mattina.
Era stanco di vedere tutto ciò che gli stava intorno.

Era stanco di sentire il silenzio in contrapposizione disequilibrata con le urla di suo padre, indirizzate proprio al suo petto, dove lasciavano solchi profondi e invisibili.

Era stanco di nutrirsi se non aveva fame.
Era stanco di allenarsi.

Non sarebbe mai voluto andare in guerra, e mai avrebbe pensato minimamente di essere mentalmente capace di uccidere qualcuno.

Fisicamente ci sarebbe riuscito.
Era alto e il suo corpo era scolpito, come una statua di marmo dalla pelle scura e lentigginosa.

Era stanco di guardarsi allo specchio.

I suoi occhi non reggevano il peso della sua coscienza. Erano stanchi. Come lui.

Riflettevano perfettamente ciò che provava.
Qualcuno però lo notava?

Erano tutti apatici, tutti controllati a bacchetta e incapaci di svolgere altro se non i propri ordini, incapaci di pensare come vere persone.

L'unico che forse poteva rendersene conto?
Suo padre.

L'imperatore Marcus Arthur Cooper.
Più comunemente conosciuto come "Il Dittatore" o "Il Governatore".

Kevin ricordava quei nomi dalle vecchie conversazioni che sentiva avere da suo padre e sua madre, quando ancora era piccolo, quando ancora sua madre era lì, quando ancora il tutto si poteva definire una famiglia.

Quando ancora aveva vie di fuga dalla realtà.

Marcus Cooper poteva guardare il suo sguardo per minuti, forse anche per ore, ma mai sarebbe stato capace di vederlo realmente.

Mai avrebbe capito.

Kevin non lo vedeva da un po'.

Essenzialmente, ne era rasserenato.

Il livido sulla sua guancia si era molto ridotto, sia in grandezza che intensità, ma anche se fosse scomparso, sarebbe rimasto sulla pelle del ragazzo per sempre.

Come tutte le altre ferite.

Come le frustate sulla schiena che si era "meritato" quando si era rifiutato per la prima volta di allenarsi ad uccidere, a quattordici anni.

Come tutti gli schiaffi che gli venivano dati quando cercava di contraddire suo padre.

Come tutti i tagli alle gambe causati dalla punizione preferita di Marcus, ovvero l'inginocchiarsi per tre minuti su vetri rotti e bollenti.

Come tutte le parole che gli erano state dette.

Come tutte le prese in giro.

Come tutti gli insulti.

Come tutta la paura che aveva avuto.

Come tutto ciò che aveva subito.

Tutto ciò era troppo.
Era troppo.

Guardò il coltello che aveva alla sua destra, senza esitazione.

- Non ho fame.- disse ad alta voce.

Il suo tono era molto più sicuro di quanto mai lo fosse stato.

Era quasi simile a quello di suo padre.

Era irremovibile, per una volta.

Aveva deciso.
Era sicuro.

Alzandosi, con una mossa veloce afferrò il coltello, nascondendolo nella tasca dei pantaloni costosi di cui non si era mai curato.

Uscí.

Aveva deciso che fare.

Non poteva più sostenere tutto ciò.

Continuava a toccare il fondo.
Ogni volta che gli sembrava di essere arrivato al suo limite, scopriva come suo padre fosse capace di cose peggiori.

La pressione che aveva addosso lo stava crepando lentamente.

La statua di marmo che era il suo corpo iniziava a crepare, lentamente, all'esterno.

Ma un danno tale era irreparabile.

Se qualcuno l'avesse guardato dentro, prima di arrivare a questo, si sarebbe reso conto di come il dentro fosse già morto.

Triste.
Abbandonato.
Vuoto.
Morto.

Aveva deciso cosa fare.
Per una volta aveva coraggio.

Era sicuro.
Era sicuro di ciò che stava per fare.







- Spazio Storia dell'arte

Ho appena finito di studiare storia dell'arte e questa cosa mi ha tipo smantellato psicologicamente ad un livello tale che ora tanto per chiarire ho come sottofondo in testa Coconut Coconut Shark In The Water del concerto dei Twenty One Pilots.

Mi si è tipo fuso il cervello.😂

Cosa credete che stia per fare il piccolo Kevin?






~Francy

Soldier 113 [First Arc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora