Fake

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Guardava quel coltello.

Da quanto?
Non se lo ricordava.

Sapeva solo che era da molto che osservava quell'oggetto.

Lo aveva guardato, seduto sul letto in silenzio, fino a che la luce del Sole era scomparsa dalle sue spalle, fino a che la luce non era più entrata dalle vetrate, fino a che la luce aveva smesso di illuminare la lama immacolata di quel coltello dalla forma perfetta.

Kevin lo guardava ancora, nella penombra, anche se non vedeva molto.

Lo guardava, ma non lo vedeva.
Aveva la vista come ofuscata, appannata.

Da quanto non sbatteva le palpebre?

Non sentiva gli occhi.

Non sentiva quasi niente.

Non sentiva la pelle lentigginosa e abbronzata.
Non sentiva le iridi color nocciola.
Non sentiva i vestiti sulla pelle.
Non sentiva i capelli ricci e marroni.

Non sentiva le labbra secche, incapaci di parlare, da giorni, con l'unica persona con cui avrebbe potuto parlare in quel palazzo.

Non sentiva il coltello tra le mani.
Non sentiva quella pericolosità tra le dita, compressa in una lama troppo sottile per esprimere in pieno tutta la violenza che poteva comportare.

Sentiva solo quella voce nella sua testa che gli ripeteva il suo scopo, il motivo per cui aveva in mano, proprio in quel momento, quel coltello.

Perché non compieva il suo obbiettivo e basta?

Perché stava lì a guardare quel coltello, con leggera ammirazione?

Perché non si decideva a muoversi?

Perché era così indeciso?

Lo aveva sempre saputo, di essere fatto così.

Ogni volta che si metteva in testa qualcosa, partiva determinato, per quanto potesse, ma entro poco tempo si presentavano sulla sua coscienza delle consapevolezze che non poteva non considerare.

Conseguenze, imprevisti, danni.

Tutto ciò gli si ritorceva contro, dopo i primi secondi dati dall'euforia imparziale e fustigante della sua idea.

Ed anche ora era finita così.

Si era deciso, quando aveva preso il coltello.

Ed ora considerava solamente la possibilità e la probabilità di insuccesso.

Era comunque troppo tardi per tirarsi indietro.

Il coltello d'aveva preso.
Non poteva più tornare indietro.

Era questione di ore prima che qualcuno si accorgesse di quella mancanza tra tutte le posate del palazzo.

Non poteva tirarsi indietro.
Anche perché il tutto era stato studiato.

Forse volontariamente, forse involontariamente, Kevin aveva osservato la successione schematica di come le posate venivano scelte.

Proprio quel giorno, gli era capitato il coltello più affilato.

Era da carne.
Ma di certo non lo avrebbe utilizzato per quello.

Aveva perso l'appetito da giorni.

Soldier 113 [First Arc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora