Kevin osservò il piatto.
Non voleva mangiare.
Non aveva proprio fame.
Non sentiva praticamente nulla, ormai da giorni.
Sentiva solo un enorme vuoto nel petto, nero come la notte, che lentamente si espandeva nel suo corpo, nelle sue vene, infettando ogni sua cellula come se fosse stato tutto un enorme contagio.
Come se quel vuoto fosse stato un potente e mortale virus dal quale non poteva scappare, almeno, non da solo.
Ma lui era solo.
Nonostante ci fossero altre persone intorno a lui.
C'era solo silenzio.
Nonostante la sua testa fosse tutt'altro che silenziosa.
Era un brusio continuo, indefinito.
Un lamento disperato perenne.Un urlo che lo chiamava e lo attirava grottescamente e tetramente verso i meandri più nascosti della sua mente, neri, come le ombre.
Era tutto nero.
Ormai i suoi occhi erano capaci di vedere solo nero.
Prese in mano la forchetta, senza neanche sapere il perché.
Forse qualcuno di apatico dietro di lui gliel'aveva consigliato, ma lui non l'aveva ascoltato veramente, afferrando però il concetto.
La rimise giú, immacolata.
Guardò ancora il piatto, senza però vederlo veramente.
Sentiva vuoto.
Ed era orribile.
Sentì dei passi farsi più vicini.
Risuonavano muti sul legno del pavimento.
Iniziò a sudare freddo, con gli occhi che cercavano disperatamente di mettere a fuoco ciò che emetteva quel rumore.
Quando lo vide, quasi volle urlare.
Aveva paura.
- Sei qui da quaranta minuti, Kevin.-
Kevin non volle alzare lo sguardo.
Non avrebbe retto il confronto.
Suo padre era forte e potente.
Lui vuoto e debole.Come avrebbe potuto reggere il confronto?
- Sei diventato pure sordo?
Non ti bastava essere codardo?-Kevin non rispose.
Poteva sentire il fiato del padre sul collo, e quella sensazione era la cosa più opprimente che avesse mai provato.
Marcus appoggiò le proprie mani sullo schienale della sedia di Kevin, facendolo agghiacciare, e bilanciando tutto il suo peso in esse, tendendo i bicipiti.
- Perché non mangi?-
Non era una domanda.
Era una sorta di rimprovero.Una domanda a trabocchetto, sotto un certo punto di vista.
Qualsiasi risposta Kevin avesse dato, Marcus probabilmente non lo avrebbe neanche ascoltato.
Il tutto sarebbe finito in un modo che Kevin non voleva neanche lontanamente provare ad immaginare.
- I-Io... Non...- balbettò sottovoce, pentendosene subito.
- Che hai detto?-
Marcus sembrò quasi allontanarsi, per un secondo, e Kevin fu quasi sollevato, ma sfortunatamente, non era così.
- CHE HAI DETTO?!-
- Io non voglio mangiare.-
Curvò la schiena.
Aveva paura.
Ci fu silenzio.
Kevin quasi tremó.
Improvvisamente, senza preavviso, Marcus afferrò Kevin per la testa, per poi spingergli violentemente la faccia contro il piatto.
Kevin non urlò nemmeno, ad occhi sbarrati.
- VENTIQUATTRO ANNI E NON SAI NEANCHE REAGIRE?!- urlò suo padre, fuori di se, raschiando la gola con la voce.
- Se non vuoi mangiare, bene. Non mangiare. Sappi però che domani ne avrai le conseguenze, quando ti farò fare un allenamento doppio.-
Perché si ostinava a farlo allenare?
Kevin non voleva combattere.
Perché lo trattava così?
Cosa pensava di fare?Marcus se ne andò, sbattendo la porta dell'immensa sala da pranzo del palazzo, lasciando Kevin solo, vuoto, più vuoto, però, di come lo aveva trovato prima.
~Francy

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Soldier 113 [First Arc]
ActionAnno 4000 d.C circa. In seguito ad una guerra nucleare, la California è rimasta l'unica zona del mondo intatta dalle radiazioni. PerfectOne, con capitale NewElement, è l'unico segno di civiltà umana rimasto sulla Terra, governato da una stirpe imper...