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Quel pomeriggio stava andando per il verso giusto.

"Giusto" era l'unica parola che Jack poteva immaginare. Perché era stato così.
Quel pomeriggio era giusto.

Giusto per la situazione, giusto per il suo bisogno di stare tranquillo, giusto per la necessità di tutti, praticamente, di lasciar perdere la situazione critica per un minuto e rilassarsi, distogliere la mente dal perché tutto ciò stava accadendo, dal perché le Forze Governative avevano contrattaccato e scoperto la Sezione C.

Jack aveva portato Camille in giro per il MI.

Le aveva mostrato il centro M.C.C da fuori (in quanto non gli era permesso entrare, o almeno, non senza la presenza di qualche suo superiore), e Camille ne era rimasta affascinata.

Aveva assimilato la grande struttura cubica è arrotondata ad un cubetto di ghiaccio.

Aveva anche spiegato di non aver saputo cosa un cubetto di ghiaccio fosse, fino al mese prima.

113 gliene aveva proposto uno in un bicchiere d'acqua, e Camille aveva chiesto perché ci fosse del vetro nell'acqua.

Jack aveva riso, poi però si era chiesto come facesse lui stesso a sapere cosa un cubetto di ghiaccio fosse.

Era una domanda stupida.
Si sentiva un bambino a pensare domande del genere, anche se in fondo, era tutto più che giustificato.

Camille aveva preso la mano di Jack e l'aveva tenuta per tutto il tragitto, trottando, saltellando o semplicemente camminando, con i suoi piccoli passi e le sue scarpette basse.

Jack era stato alquanto felice della cosa, anche se non sapeva bene il perché.
Tutto ciò gli metteva allegria.

Era rimasto però sconcertato dagli sguardi della gente.

Tutti lo guardavano come se fosse stato una sorta di alieno, proveniente da un altro pianeta lontano.

Cosa pensavano di lui?
Pensavano fosse il padre di Camille?

Era per questo che lo guardavano così?

Probabilmente si dovevano chiedere quale razza di padre lui fosse, per lasciare una bambina per partire all'Accampamento, cosa riconducibile al suo abbigliamento stravagante.

Jack avrebbe trovato alcune giustificazioni per ció, ma appena Camille lo aveva chiamato per nome, "Jack", tutti quanti avevano fatto una strana faccia addolcita.

Jack benedí mentalmente Camille per averlo chiamato per nome, invece che per codice.

Alcuni parevano non amare particolarmente i soldati dell'Accampamento, e lui non voleva riavere addosso tutti gli sguardi attoniti di chi lo credeva un "suicida" e i parlottii fastidiosi di chi voleva insultarlo, cose che aveva già provato la prima volta che era entrato nella grande città sotterranea, vestito da soldato.

Sarebbe stato meglio farsi scambiare per un soldato della Zona, piuttosto che rivelarsi per quello che era, agli occhi della gente che lo avrebbe criticato.

Ora lui e Camille camminavano, piano.

Lei era alquanto stanca, e a giudicare da come muoveva i piedi, dovevano farle male.

La bambina guardava a terra.
Stava attenta a non pestare le crepe.

Jack si guardava intorno.

Si stavano avvicinando di nuovo al centro dello ZeroM. Si iniziavano già a sentire le forti voci delle bancarelle, disposte rigorosamente in perfetto ordine organizzativo.

Soldier 113 [First Arc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora