Wheel Chair

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- Scusa il ritardo.- 104 entrò nella stanza, zampettando con qualcosa di enormemente pensante in mano.

Si affacciò al letto della bambina dai lunghi capelli scuri.

- Che stai facendo?- chiese lei, tirandosi sú, sui gomiti.

- Non dire a nessuno cosa sto per fare.- disse lui.

Armeggiò un poco con l'enorme oggetto, coperto da un telo bianco.

- Solo io e Papà sappiamo che l'ho portata qui.- disse.

- "Papà"...?- la bambina fece una faccia confusa, anche per il fatto di non sapere bene come approcciarsi con quella parola.

Non aveva mai avuto qualcuno da chiamare così. Aveva intuito cosa significasse, ma essendo cresciuta in un orfanotrofio di PerfectOne non aveva mai avuto genitori.

- 89. L'uomo che ti ha assistita.-

- Quello... Con la maschera rossa e...-

- ... E i capelli tutti rasati. 89. Il mio papà.-

La bambina studió 104.

- Sei suo figlio? Veramente?- chiese, un po' stupita.

- Non ha contribuito in alcun modo a darmi alla luce, ma è il mio papà perché mi vuole bene e mi tiene con sé. Punto.- il suo tono sembrava più duro, quasi cercasse di evitare qualcosa tra le sue parole.

La bambina si zittí, quasi in colpa per ciò che aveva detto.

- Ecco fatto.- disse lui, scoprendo l'oggetto.

La bambina cercò di scorgere cosa si trovasse sotto il telo, ma il ragazzino teneva nascosto il contenuto con estrema furbizia, sfruttando la possibilità di avere un solo unico punto di vista da parte della bambina.

- Non guardare!- quasi urlò, sorridendo.

- Non vale.- sbuffò lei, con un sorriso, chiudendo gli occhi.

Sentí i passi di 104 avvicinarsi e un rumore di qualcosa simile alla gomma che strisciava fluidamente a terra, per poi arrestarsi proprio a poco dalla branda su cui giaceva ormai da tempo indeterminato.

Improvvisamente delle mani la afferrarono dalla schiena e dal ginocchio rimasto.

All'inizio rise, divertita e imbarazzata dalla situazione che non conprendeva, ma appena le bende insanguinate vennero a contatto con l'avambraccio del ragazzino, sì ritrovò a soffocare un lamento, mentre io dolore bruciante e pulsante si espandeva ramificandosi in tutta la gamba, raggiungendo i fianchi, causando la formazione spontanea di alcune lacrime al bordo dei suoi occhi.

- Scusa.- il tono del ragazzino sembrava soffrire come i tessuti della ragazzina, scossi da bruciore vivo sottopelle.

Non disse nulla.
Se avesse aperto bocca avrebbe pianto.

Si sentí appoggiare da qualche parte, e meno di un secondo dopo ci rese conto di essere seduta.

Era un posto morbido.
Sembrava stoffa imbottita.

Sentí un movimento, ed improvvisamente, ancora ad occhi chiusi, si ritrovò ad artigliarsi sui braccioli della strana struttura su cui si trovava.

Una sedia a rotelle?

- Puoi aprire gli occhi.-

I suoi occhi castani si aprirono di colpo, ritrovandosi a bruciare e a chiudersi subito dopo.

- Cos'è questa luce?- si lamentò, portandosi le mani al viso.

- Non sai cos'è il Sole?-

La ragazzina aprí gli occhi di colpo.

- Sono fuori.- disse, incredula.

Vedeva la terra rossa, il deserto, il sole e le casupole. Non le importava se le bruciavano gli occhi.

- Ti porto in giro per l'Accampamento.-

La bambina lo guardò.
Non capiva.

- Perché?-

- Perché 89 ha deciso che resterai con noi.-

La bambina perse un battito.

- Cosa?- balbettò.
Non riuscí a fare altro.

- Te l'avevo promesso, no?-



- Spazio Ansia

E niente, ansia.

Sono al concerto di Cesare Cremonini di Possibili Scenari

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Sono al concerto di Cesare Cremonini di Possibili Scenari.

E niente, mentre aspetto che salta fuori pubblico.

Volevo inoltre ringraziarvi, di nuovo, per la tremillesima volta.

Il libro ha raggiunto le 9K visualizzazioni.
Sono di nuovo senza parole.

Semplicemente, grazie di tutto.🎉

Buona serata⭐️








~Francy

Soldier 113 [First Arc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora