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Erano passate ore, e Jack aveva vagato un po' spaesato per gran parte del MI.

Aveva visto molti luoghi.

I negozi, gli studi, le scuole, le abitazioni schematiche, i neon luminosi e attraenti, freddi.

Pensava a molte cose mentre camminava.

A 113.
A 156.
All'intera situazione.

E tutto ciò gli metteva peso sul petto.

Sospirava, per farlo andare via, ma in qualche modo esso restava.

Raggiunse di nuovo il territorio circostate al centro del M.C.C.

Pensò che raggiungere il centro M.C.C. avrebbe potuto in qualche modo distrarlo.

Si sentiva sempre brusio proveniente da esso, se si stava appoggiati al muro esterno.

Se si ascoltava con attenzione, quelle voci da sottili e improbabili diventavano forti e caotiche.

Jack pensò che ascoltare i problemi degli altri, anche se erano solo un brusio, poteva in qualche modo distrarlo dai suoi, per poco o per tutto il tempo in cui sarebbe stato ad ascoltare.

Forse non avrebbe neanche sentito parole concrete, ma immaginarsi discorsi forse sarebbe stato ancora più distraente.

Si accasciò contro la parete bianca.
Poi si girò, guardando il muro, controllando di non aver lasciato macchie di sangue sul muro.

Il dolore c'era, ma ormai offuscava così tanto ogni altro senso che Jack non riusciva più a comprendere se le cicatrici sanguinavano ancora o no.

Con stanchezza lasciò che la sua testa si appoggiasse al muro bianco, che i capelli gli si piegassero sulla nuca e che il ciuffo gli scivolasse su tutto il viso, sulla cicatrice, sulla maschera.

Aveva camminato per ore.
Pensò però che quello non doveva essere l'unico motivo per cui era così esausto.
Non aveva dormito, quella notte.

Chiuse gli occhi verdi e liquidi.
Avrebbe voluto piangere.
Ma ora era troppo insensibile per farlo.

Aspettò le voci.

Aspettò un brusio.

Aspettò ogni sorta di rumore possibile dall'interno del centro M.C.C.

Ma non arrivò niente.

A tale sorpresa aprì gli occhi di colpo, ma senza spalancarli esageratamente.

Nessun suono proveniva dall'interno di quella costruzione cubica e arrotondata.

Iniziò istintivamente a preoccuparsi, anche se tutto in lui gridava di stare calmo, perché l'ultima cosa di cui aveva bisogno erano ulteriori preoccupazioni.

Non riuscí però a trattenersi.
Tutto quel rumore era frenetico ed energico, frutto di passi, corse, voci, urla, cifre, statistiche, suoni prodotti da un quantitativo stupefacente di dispositivi e molto altro.

Jack aveva immaginato oltre gli occhi, oltre i passi, oltre i discorsi, le storie delle persone.

Il ragazzo scelto da 113 dai capelli scompigliati, ad esempio. Era visibilmente stanco, ma scosso da energia da quando 113 lo aveva chiamato.

Quanto aveva lavorato a tale progetto, per avere cotanta soddisfazione e felicità nei suoi occhi scuri, tralasciando l'ammirazione verso i confronti della ragazzina?

Soldier 113 [First Arc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora