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Tornare all'accampamento dopo quasi due settimane di tempo passate allo ZeroM fu stranamente risollevante.

Era bello rivedere la Zona Desertica, dopo tutto io periodo al MI, che, nonostante fosse sostenuto costantemente da sicurezza in quanto ad apparecchiature e controlli, era stato considerato e assimilato dalla mente di Jack, sotto un certo punto di vista, come una sorta di prigionia.

Di gabbia.

Rivedere e stare di nuovo all'aria aperta, nella Zona Desertica, era come una boccata d'aria fresca.

Forse, anche letteralmente.

Dopotutto, il MI era chiuso.

Aveva condotti di areazione e tutto ciò per mantere l'aria costantemente pulita e fresca, ma era sempre un posto totalmente al chiuso.

Il Sole non c'era nemmeno.
Tutta la luce era artificiale.

Ora Jack capiva perché tutti erano così pallidi al MI.

Ed ecco che un nuovo punto si aggiungeva alla lista dei motivi per cui Jack non avrebbe mai voluto vivere allo ZeroM.

Era stato anche tenuto sedici mesi (da cosciente) in un ospedale di NewElement, senza aver accesso all'esterno.

Ora che finalmente poteva avere un po' di aria fresca, ora che aveva la possibilità di vivere all'aria aperta, non si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione.

Non era questo comunque il motivo principale (e più importante, soprattutto) per cui aveva deciso di arruolarsi e fare il soldato.

Non voleva pensarci adesso.

Ci avrebbe pensato molto, troppo.

Gli sarebbe venuto il mal di testa.
Ed era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.

Appena scesi dal bus, su cui si trovavano Jack, Camille, 113, 156, 168 e 125 (o meglio, il fantomatico 125, dato che non era ancora stato visto da praticamente nessuno a parte 113, 156 e 168), 113 si era fiondata, con poche parole a Camille, e nulle parole agli altri, nella sua tenda.

Jack, tenendo ora per mano Camille, aveva guardato con curiosità il modo scattante, impaziente e la velocità con cui 113 era corsa nella sua tenda.

156 l'aveva notato.

Lo aveva guardato e aveva detto che quasi tutti nella Resistenza sono affascinati, o peggio, ossessionati da lei e dalla sua figura.

Era successo più di una volta che 113 aveva beccato qualcuno (dopo due minuti scarsi dal misfatto o dopo che erano scappati a gambe levate) che era quasi riuscito a farla franca dopo aver cercato di rubare o aver rubato alcuni suoi oggetti personali, o vestiti, o foto.

Dio, quanto lo odiava 113 quando gli altri volevano vedere le sue foto.

Le foto che nascondeva.

Le foto che metteva sotto il letto, come gran parte delle cose che riteneva di immenso valore.

Tutti coloro che anche solo provavano a fare una cosa del genere, per pura ossessione, venivano senza pensarci due volte banditi dall'esercito e mai più chiamati alle armi (salvo casi estremi) e spediti al MI, con un nuovo appunto sulle fedina penale.

Fortunatamente, era capitato soltanto una volta che qualcuno fosse realmente riuscito ad appropriarsi di qualcosa di 113.

Era il periodo in cui aveva abbassato la guardia (cosa che imparò a non fare mai più), anche se per poco.

Soldier 113 [First Arc]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora