165. Johnlock: Sherlock Holmes/John Watson - Portagioie

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Chi aveva il piacere e allo stesso tempo la sfortuna di conoscere Sherlock, avrebbe potuto dire tante cose di lui, ad esempio, avrebbe potuto decantare quanto fosse incredibilmente intelligente, quanto fosse bravo a visualizzare ogni singolo dettaglio di una scena o di una persona.

Come ho detto prima però, se da un lato conoscere Sherlock era una gran fortuna, poichè la sua fama lo precedeva, dall'altra, chi lo conosceva doveva affrontare un attenta analisi dal miglior investigatore mai esistito e questo era spesso difficile da sopportare.

Ad ogni modo, tra le tante belle cose che si sarebbero potute dire di lui, di certo non era menzionabile il tatto, la gentilezza o il sentimentalismo. Era infatti risaputo che l'uomo, dichiarava le sue ipotesi senza il minimo tatto e lo stesso faceva quando analizzava una persona, rivelando spesso cose imbarazzanti di essa.

John :"Perchè devi essere sempre così brutale?" Chiese il suo più fedele aiutante

Sherlock :"Che intendi?"

John :"Hai detto a quella donna che la sua stupidità ha ucciso suo marito"

Sherlock :"Ho solo detto la verità, se non avesse messo nel suo PORTAGIOIE l'anello regalatogli dall'amante con l'indirizzo di dove esso si trovava, suo marito non sarebbe andato ad affrontarlo e di certo non sarebbe morto."

John :"Se la metti in questo modo, se lei non fosse stata infedele lui non sarebbe morto...ciò nonostante non spetta a noi giudicare. Quella donna era distrutta e vivrà con il senso di colpa a vita."

Sherlock :"Beh, se lo merita."

Era in qualche modo un difetto di Sherlock dire tutto quello che gli passava per la testa, esattamente come gli passava per la testa e questo lo rendeva agli occhi di molti, una persona decisamente poco incline alla gentilezza.
In fondo non è bello sentirsi dare in continuazione dello stupido, ciò nonostante, Sherlock sapeva essere gentile, ma a modo suo.

Certo questo avrebbe potuto dirlo solo Watson, che condivideva l'appartamento insieme al detective. 
Come goni uomo inglese degno di nota, alle 17 esatte Sherlock amava bere il suo solito thè alle erbe, ma non mancava mai di prepararne uno anche per Watson, un semplice thè nero per il collega e amico. Perchè come ben tutti sapevano a Watson non era mai piaciuto il thè alle erbe e stranamente anche Sherlock non mancava di ricordarlo.

Era gentile perchè si ricordava sempre del thè e anche quando John, immerso in qualche lavoro, non prestava attenzione all'ora e al tempo che passava, Sherlock gli portava la calda bevanda con qualche biscotto. 

Ma la cosa che più avrebbe colpito tutti, se solo avessero visto cosa accadeva quando le porte dell'appartamento erano chiuse e la notte calava, era che Sherlock non solo provava dei sentimenti, ma era anche perfettamente in grado di esprimerli.

La notte infatti, quando le tenebre calavano su di loro, John veniva assalito da costanti incubi sul suo passato, sull'Afghanistan, sulle morti e sulla ferita alla gamba. 
In quei momenti, dei lamenti fuoriuscivano dalle sue labbra e anche se molti avrebbero scommesso su una reazione negativa di Sherlock, al sentirsi privare del sonno, non era così che andava.

Sherlock si alzava dal suo letto, ancora in boxer e canotta, si dirigeva in cucina a prendere un bicchiere d'acqua fresca, poi raggiungeva John Watson, gli accarezza il viso e dolcemente chiamava il suo nome fino a svegliarlo.
Quando affannato l'uomo si svegliava, Sherlock gli passava il bicchiere d'acqua e con un ultima carezza gli diceva :" Era solo un incubo John, ora è tutto finito. Sono qui"

John beveva l'acqua, grato del pensiero e con voce ancora un po' agitata chiedeva :"Resti qui?"

Sherlock sorrideva e rispondeva sempre :"Non vorrei stare in nessun altro posto."

A quel punto si sdraiava al fianco dell'amico e abbracciandolo da dietro e passava la notte al suo fianco. 
Non parlavano mai di ciò che accadeva la notte, di come si stringevano, di come John si rigirasse nell'abbraccio e lasciando un leggero bacio sulla mascella di Sherlock, si addormentava tra le sue braccia. Ma era chiaro ad entrambi che quello che c'era tra loro, anche se ancora privo di nome, li faceva stare bene.

John sapeva di essere l'unico a cui quelle attenzioni sarebbero giuste, anche se l'altro non glielo avrebbe detto e sapeva che quello che c'era tra loro era unico.
Sherlock, aveva capito quanto John fosse speciale già da molto tempo e non aveva bisogno di indagare per sapere che quello, sarebbe durato per sempre.

Infondo non serve essere sentimentale con tutti per amare, basta trovare la persona giusta, quella in grado di sbloccarci.
E anche se da fuori le persone possono sembrare insensibili, se gli diamo una possibilità, potremmo avere l'onore di vedere un lato speciale, che è visibile solo a chi è disposto a vedere.

SPAZIO AUTRICE:

NON BETATA

Non so voi, ma ho amato la serie con Benedict Cumberbatch e Martin Freeman, ciò nonostante... vi prego non chiedetemi di scrivere un altra Johnlock xD non credo che ne sarei in grado...
Dovrei riguardare la serie o per lo meno un film... Sherlock è un personaggio difficile, con un carattere molto particolare.

Il vostro Sherlock preferito da chi è stato interpretato? Il mio com'è ovvio, da Benedict

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