15. Merthur: Merlino/Artù - Spada

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Merlino era appena arrivato a Camelot, stava passeggiando per la piazza del paese quando vide un ragazzo in ginocchio, preso di mira da un gruppetto guidato da un ragazzo biondo.

Capì subito che il biondo era un vero sbruffone e decise di aiutare quel povero ragazzo.

Merlino :"Hey, basta così amico."

"Come? Ti conosco?" rispose il biondo.

Merlino :"Ah.. Mi chiamo Merlino." gli allungò la mano ma il biondo la guardó con sufficienza e gli disse, con tono di scherno :"Quindi, non ti conosco, non sei mio amico."

Merlino ritiró la mano e rispose al biondo :"Errore mio. Non ho mai avuto un amico così asino."

Quel breve scambio di battute, portó Merlino legato sulle ginocchia, ed esposto in piazza dove i passanti gli lanciavano verdura e frutta troppo matura per essere mangiata e talvolta vagamente marcia.

Merlino venne a conoscenza che il biondo era, niente meno che, Artù figlio del Re di Camelot.

Qualche giorno dopo, stava passeggiando nuovamente per le vie di Camelot, vide arrivare nella sua direzione il gruppetto guidato dal biondo, ma lui li ignoró e passo oltre. Il biondo però era di tutt'altro parere e iniziò a schernirlo. Merlino, che era sempre stato troppo impulsivo, finì per rispondergli nuovamente, dandogli ancora una volta dell'asino. Inutile dire che passó un altro giorno in ginocchio in piazza.

Quella non fù l'ultima volta per Merlino, tra loro era sempre un susseguirsi di battute e leggeri insulti, con la conseguenza, per Merlino, di una pubblica punizione.

Tempo dopo, Gaius disse a Merlino che avrebbe dovuto aiutarlo nel suo lavoro a castello. Questo portò Merlino e Artù a vedersi più spesso di quanto avrebbero voluto. I due proprio non riuscirono ad andare d'accordo.

Un giorno Artù finì nei guai e Merlino usó di nascosto la sua magia per aiutarlo. Il padre di Artù, Uther Pendragon, puniva la magia e chi osava usarla nel suo regno, ma per fortuna nessuno sembrava aver notato le capacità di Merlino.
Al contrario, Uther volle ricompensare Merlino per aver salvato suo figlio nominandolo: Valletto Reale, nonché servitore del principe Artù.

Per chiunque altro quel titolo sarebbe stato un vero onore. Ma per Merlino quella fù una grande punizione, ma guardando Artù in viso, sconvolto quanto lui, pensò che non doveva essere tanto male se questo rovinava le giornate al principe.

Artù era determinato, tanto quanto Merlino, a rovinargli le giornate. Ecco perché si trovava in un prato vicino al castello, con in dosso un armatura improvvisata, pronto a fare da bersaglio mobile alla SPADA di Artù.

Merlino tornó a casa distrutto, promettendo a se stesso che gliel'avrebbe fatta pagare a quel biondo sbruffone.

I giorni a venire furono un susseguirsi di dispetti tra i due. Artù sfiniva Merlino con i lavori più pesanti e umilianti del castello e Merlino aggiungeva ingredienti poco invitanti ai piatti del principe, gli riempiva il letto con delle ortiche e così via...

Se una parte di Artù era irritata da Merlino e dal suo poco rispetto, l'altra ne era fin troppo compiaciuta. Nessuno aveva mai osato sfidare il principe, chi gli stava vicino lo faceva perché era il figlio di Re Uther. Nessuno si preoccupava per lui, se stava bene, se era preoccupato o semplicemente nervoso. Nessuno tranne il goffo ragazzo castano che rispondeva al nome di Merlino.

Quel giorno Artù doveva competere a una gara che, ogni anno, si teneva tra i principi dei regni alleati. Una gara di addestramento con la spada e resistenza.
Era un principe ed era stato addestrato per vincere fin da piccolo, non aveva alcun diritto di sentirsi nervoso. Per questo che, quando Merlino gli chiese se lo era, lui gli rispose male. Ma nell'istante in cui Merlino abbassò lo sguardo triste, Artù si pentì di essersi comportato in quel modo.

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