181. Dobby/Harry - Chiave (Friendship con accenno Snarry)

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Dobby non aveva mai avuto un amico, non aveva mai avuto compassione ne attenzioni di genere non violenta, era un elfo ed era abituato alla sua vita miserabile, anche se di certo non era contento.

Poi era venuto a conoscenza di Harry Potter e dello scontro che, durante il primo anno, il grifondoro aveva avuto con Voldemort. Per la prima volte aveva visto una speranza nel mondo magico, così aveva pensato di aiutare Harry, di salvarlo se poteva, solo così il mondo un giorno sarebbe potuto essere libero.

Sebbene l'idea di salvataggio che aveva Dobby, si riveló piuttosto pericolosa e inefficace, la buona azione che voleva compiere gli tornó indietro, quando alla fine del secondo anno, durante una visita alla scuola insieme al suo padrone Lucius Malfoy, Harry gli donó un calzino e così la libertà.

Nella sua vita Dobby aveva conosciuto solo maghi pericolosi, violenti e senza cuore, alcune eccezioni c'erano, ma mai qualcuno aveva cercato di aiutare uno come lui, un elfo.

Negli occhi di Harry, c'era generosità e una purezza senza eguali, quel giorno scoprì per la prima volta l'amicizia e ne fù immensamente felice.

Nel corso degli anno, Dobby non lasció mai il fianco di Harry, andando a lavorare ad Hogwarts e standogli vicino il più possibile.

Cosa resa fin troppo facile da Harry che si cacciava costantemente nei guai, come al terzo anno, quando Dobby corse da Silente a dire che Harry Potter era distoso sulle rive ghiacciate del lago, dopo che i dissennatori avevano provato a portargli via l'anima.

Non fù l'unico momento in cui aiutó Harry, al quarto anno ad esempio, gli fornì l'alga branchia per passare la seconda prova del torneo, al quinto cercó di fermarlo dal dirigersi al ministero e senza aver ottenuto successi, andó dal preside a cercare aiuto.

Poi era arrivata la guerra e Dobby non avrebbe mai abbandonato Harry, lo aveva liberato da villa Malfoy e ad Hogwarts era in prima linea insieme a Kreacher, pronto alla battaglia.

Ma quando la guerra era finita, qualcosa nel suo grande amico Harry Potter era cambiato, il sorriso e la gentilezza che lo distinguevano da altri, erano sparite, lasciando spazio ad acidità e rabbia.

Dobby sapeva che Harry non era cattivo, così come sapeva che il suo non accettare aiuto, dopo la ferita alla gamba e al braccio, erano un modo per il grifondoro di autopunirsi.

La verità era che Harry, sentendosi responsabile di tutte le morti e il dolore che Voldemort aveva inflitto, era diventato sempre più scontroso, tanto da allontanare tutti i suoi amici.

Ricordava di come avesse urlato contro a Ron, dicendogli che doveva odiarlo perché era colpa sua se Fred era morto, era lui ad averli immischiati in quella storia, era lui ad averli messi sotto il mirino di Voldemort, era lui ad avergli portato via l'ultimo anno insieme alla sua famiglia.

Se l'era presa con Ginny, quando al termine della guerra la ragazza aveva cercato di riconcigliarsi con lui e gli aveva proposto di ricominciare a uscire insieme, lui le aveva urlato addosso che l'aveva lasciata perché era gay e che quello che c'era stato tra loro per lui non aveva mai contato nulla.

Aveva urlato addosso a Hermione, quando lei gli aveva detto che non era colpa sua, lui le aveva detto che non erano affari suoi, che era solo una mezzossngue e non poteva capire.

Tutti erano certi che Harry non pensava quelle cattiverie, che stava ceollando nel suo dolore e voleva farlo da solo. Ma mentre altri faticavano comunque a stargli vicino, Dobby non demordeva mai.

Harry :"Vattene stupido elfo, non voglio il tuo aiuto" gli disse sprezzante, quando nel tentativo di scendere dal letto d'ospedale era caduto, perché la gamba aveva ceduto di nuovo.

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