88. Joker/Harley - Arma

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"Basta una giornata storta per trasformare il migliore degli uomini in un folle."
                             The killing Joke

Il dolore è sottovalutato, non si può misurare ma può essere tanto forte da distruggerti.

Questo Joker lo sapeva sapeva bene, fin da piccolo era stato diverso dai suoi coetanei.
Siamo abbituati a veder sorridere i bambini, ma non sappiamo cosa c'è nel loro cuore.

Un piccolo J veniva infatti bullizzato costantemente, a scuola dai comoagni di classe e a casa dai genitori, che non lo amavano abbastanza.

Era riuscito a crescere, nonostante tutto, era diventato un uomo buono, forse con poca autostima ma con dei grandi sogni.

J non era sempre stato Joker, un tempo era un uomo, uno qualunque, gentile e profondamente innamorato di sua moglie e del futuro nascituro.
J sarebbe potuto essere il vostro vicino di casa, quello perfetto che ogni domenica taglia il prato e che non fa mai rumori molesti.
Sarebbe potuto essere il vostro migliore amico, quello che vi ascoltava sempre nei momenti difficili, che sosteneva le vostre scelte...

Come può un uomo diventare così crudele all'improvviso? Come può dare ad altri la stessa, se non maggiore, sofferenza che ha provato lui?

Dolore... Era l'unica risposta.

Joker poteva sembrare irragionevole ma non lo era, era intelligente e sensibile e questa spesso è un ARMA a doppio taglio...
La sua intelligenza lo aiutó a capire il mondo, lo fece sentire estraneo ad esso e la sua sensibilità lo fece crollare, quando tutto divenne troppo..
Quando la morte di sua moglie e di suo figlio divennero insostenibili, quando il dolore che aveva dentro per tutti i sofferenti abusi venne a galla.

Era diventato Joker... Prima che potesse rendersene conto.
Ci aveva pensato spesso nel suo tempo all'ospedale psichiatrico di Gotham, aveva avuto molti psichiatri e alcuni doveva ammettere, erano molto competenti.
Tuttavia, ognuno di loro era troppo impegnato a studiarlo per capirlo... Tutti... Tranne una.

Conobbe la dottoressa Quinzel, quando l'ennesimo psichiatra non reggendo il confronto con lui, se ne andó.
Lei aveva un modo di fare... Insolito.
Era gentile e ingenua, in qualche modo gli ricordava lui, il vero lui.
Il ricordo di chi era un tempo lo faceva arrabbiare ma al contempo gli impediva di trattare male la donna, che voleva solo capirlo e aiutarlo.
Harleen Quinzel, gli portava sempre un piccolo dono, qualcosa di carino e di semplice. Un giorno gli donó il peluche di un gattino e gli disse :"Basta un piccolo gesto per rendere la peggiore delle giornate.. Migliore."
Il sorriso che fece dopo aver parlato, procuró a J una strana fitta al petto, un dolore quasi... Piacevole... Che non sentiva da tempo.

Nella sua cella di isolamente, guardando quel piccolo gattino di stoffa, i suoi pensieri vagavano tra passato e presente e un desiderio, prese forma nella sua mente...voleva un futuro.

J inizió davvero a desiderare un futuro privo di dolore, un bel futuro, felice e pieno.
E quando parlava con Harleen o Harley come preferiva chiamarla lui... Questo gli sembrava davvero possibile.
Più le sedute andavano avanti, più lui abbandonava la sua maschera da cattivo perfetto e faceva fuoriuscire il lato più vulnerabile di se.

Lei lo ascoltava sempre, senza giudicarlo, senza odiarlo e lui non capiva perché.

Joker :"Perché non mo guardi come gli altri?"

Harley :"Come ti guardano gli altri?"

Joker :"Con disprezzo"

Harley :"Perché non ho motivo di disprezzarti. Soffro della sofferenza che ai vissuto, non giustifico con ciò le tue azioni ma... Le comprendo. Quando tutto va male, scegliere la strada peggiore è più facile." disse lei

Quella frase nom faceva altro che risuonargli in testa, insieme ad una naturale domanda... Avrebbe potuto stare con lei se avesse scelto la strada giusta?

J faceva grandi progressi con Harley, si era liberato del pesante trucco che gli ricopriva il viso, lasciando scoperta una cicatrice sul viso di cui non andava fiero.
Harley non se ne curó, quel giorno, con il solito dokce sorriso gli disse :"Sai J? Oggi stai meglio del solito, sei meno lugubre"

J sorrise, il primo vero sorriso dopo molti anni, il primo accenno di luce in quelle profonde tenebre che da sempre lo avevano avvolto.

Ci vollero anni prima che J, ottenne il permesso di uscire dall'ospedale. Si sentiva agitato e irrequieto, ma insieme a lui e ai due agenti che lo scortavano nella sua ora di libertà, c'era Harley che accarezzandogli una guancia disse :"Non temere è normale avere paura, questa è la parte difficile, ma andrà meglio... Ci sono io qui."

Non dubitó mai di quelle parole, neanche per un istante...
Forse il futuro che tanto desiderava era ancora lontano, ma ora iniziava a vederlo... Infondo non esistono buoni o cattivi, esistono solo persone che hanno sofferto troppo e che hanno fatto la scelta sbagliata.
Ma da quel giorno, J avrebbe fatto ogni scelta giusta, con Harley al suo fianco, non c'era sfida che non avrebbe potuto affrontare.
Dopo tutto... L'amore sa risanare ferite lunghe anni.

SPAZIO AUTRICE:

NON BETATA

E boh... Questa è uscita così...
Un po' triste e un po' nostalgica.

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