Tinkerbell. Capitolo 10

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Dopo cena, Azzurra porta Carter al pianoforte e iniziano a dilettarsi con alcuni brani, confermando la sua bravura e non riesco a dimenticare il pezzo di Chopin che ha suonato prima, è stata pura magia. Sono stata per tutta la sera come una spettatrice, quando non so come, improvvisamente mia figlia pone una domanda che mi lascia spiazzata. 《Mamma, tu e zio Carter quanti anni avete di differenza?》Sulle prime resto un pò disorientata, poi do una risposta vaga. 《Io ne ho ventinove e tuo zio...》《Trentotto. - M'interrompe. - Sono nove anni.》Già, nove anni. Azzurra fa una smorfia di stupore. 《Quasi dieci. Zio sei proprio vecchio!》Lo guarda ridendo divertita, mentre lui alza un sopracciglio fingendosi offeso, e lì non posso far altro che ridere. 《Con papà ne avevano solo sei di differenza.》E ancora una volta ripenso a mio marito. 《L'età non conta Azzurra. È solo un dettaglio poco rilevante.》Risponde Carter, lasciandomi perplessa. 《Davvero?》Pende dalle sue labbra. 《Certo, quando si prova un forte sentimento come l'amore, non ti fermi a pensare a quanti anni abbia quella persona.》Sono sconvolta da ciò che le sta dicendo. 《Giusto Tinki?》Ancora questo Tinki?! Sbatto un pò le ciglia, mentre Azzurra aspetta attenta la mia risposta. 《In realtà dipende dai casi. Non è detto.》Replico con cinismo. Vedo mia figlia un pò confusa e lui fissarmi assorto. 《Quindi non ti è mai capitato d'innamorarti di un ragazzo più grande? A parte mio fratello?》Che razza di domanda è? Davanti a mia figlia per di più. 《No.》Rispondo secca. E subito si acciglia, e compare la ruga sulla fronte. Mi sento indispettita e lo guardo attentamente, come ad avvisarlo. Intorno a noi cala il silenzio, si sente solo il fuoco che arde, mentre mia figlia ci osserva con attenzione, passando lo sguardo da uno all'altro. 《È davvero un peccato.》Mormora facendo una smorfia. Io sono decisamente innervosita, lo sto guardando in cagnesco da un pò. 《Continuate a suonare, vado un attimo in cucina.》Mi accorgo di averlo appena spiazzato. Quando sono in cucina, congedo Clara e apro il frigo dove trovo la bottiglia di vino rosso che è avanzato stasera. Prendo un calice e mi dirigo verso il lavello, fissando la sera dalla finestra di fronte. Sento che hanno ripreso a suonare e sono contenta per Azzurra, ma Carter ha toccato un tasto per me molto importante. Ho le mani che tremano quando svito il tappo, sento l'odore forte e non so ancora cosa fare, rivolgo un'altra occhiata alla finestra dove si vede parte del mio giardino e la mia mente vaga nei ricordi.

Sto camminando di corsa, scappando da quei bulli, ma loro mi rincorrono prendendomi in giro. È estate e mi trovo nell'East Hampton, ogni anno andiamo nella nostra casa per le vacanze, ma ogni anno è uguale, se non peggio. Dei bulli della zona non fanno altro che rendermi la vita un inferno, ho sedici anni, sono graziosa, ma troppo timida, tanto da non aver mai avuto alcun ragazzo, e questo dà loro modo di farmi nera. 《Oyl! Lasciati portare nella casetta abbandonata per farti diventare donna! Ahahahah!》Mi urla uno. Mi chiamano Oyl perché sono molto magra e alta, come la fidanzata di Popeye. Fanno dei versi osceni mentre corro a più non posso per le strade che portano sulla casa alla spiaggia dove abito. Ho il fiatone e i libri che tengo tra le braccia mi stanno facendo perdere l'equilibrio. Non credo che ce la farò a raggiungere casa questa volta. Mi prenderanno e mi porteranno nella casetta per stuprarmi. Scoppio in lacrime a quest'ultimo pensiero, e sento i loro passi più vicini. Mi sento come una gazzella che sta per essere acciuffata dai leoni. Mi volto un attimo per vedere a che distanza sono, manca poco e mi afferano, quando inaspettatamente vado a sbattere forte contro qualcuno. Sto per cadere insieme ai miei libri di arte, ma vengo saldamente afferrata da due bellissime mani. 《Ehi! Va tutto bene? Che hai?》La sua voce calda mi fa subito sentire al sicuro e spaventata piango più forte. 《Aiuto! Mi vogliono violentare! Mi aiuti!》《Che intenzioni avete?! Farabutti!》La voce del ragazzo si fa più brutale e feroce, mentre mi tiene ancora stretta e sento le mie mani stringergli le braccia e improvvisamente appoggio il viso sul suo petto. 《Andate via! O vi ammazzo! Mi avete sentito?!》Deve aver fatto una brutta impressione, perché li sento darsela a gambe. Ma io sono ancora sconvolta, in lacrime e tremo. 《Calma, tranquilla, ci sono io qui. Non ti toccheranno. Te lo prometto.》Oggi forse, ma domani? Nell'agitazione mi viene un conato e scostandolo vomito sull'asfalto. Ho il viso tutto bagnato di sudore e lacrime, respiro a fatica. Sento che si avvicina a me e mi porge un fazzoletto. 《Calmati. Ci sono io.》La sua voce è un porto sicuro e sono grata che questo ragazzo sia sbucato dal nulla per aiutarmi. Finalmente mi sollevo e lo guardo. È molto bello, e sicuramente non è un mio coetaneo come quei bulli. No, è un ragazzo più grande, avrà una ventina d'anni, e un pò il suo aspetto m'imbarazza. Non credo di averlo mai visto prima e soprattutto non ho mai visto così tanta bellezza. 《Grazie. Davvero.》Dico ansimando. Lui ha il volto preoccupato e degli occhi di un colore molto particolare, sono chiari. 《È la prima volta che ti danno fastidio?》Mi chiede raccogliendo i libri da terra. 《No.》Ammetto costernata e di nuovo vicina alle lacrime. 《Tranquilla, ci penso io. Ora ti accompagno a casa.》Mi rassicura.

Sono ancora immobile a fissare il giardino dalla finestra, poi rivolgo un'occhiata alla bottiglia di rosso e finalmente ne verso un pò nel calice. Guardo le bollicine friggere appena e la schiuma a poco a poco dissolversi. È passato tanto tempo ormai dall'ultima volta che ho ripensato a quel giorno. E sento un forte nodo alla gola. Chiudo gli occhi e sento le mie mani tremare sul calice.

È sera e sono andata a vedere un concerto di musica classica all'aperto, i bulli dopo quel giorno sono spariti. Lui gliele avrà sicuramente cantate e non mi sembra vero che questo magnifico ragazzo abbia fatto questo per me. Finalmente mi sento libera, sollevata. Finalmente mi sento protetta. Anche se non so ancora chi sia. Ma mio padre è morto che avevo due anni, sono figlia unica, quale figura maschile può proteggermi? Mia madre ha sempre fatto tutto il possibile, ma ora è malata, debole, non voglio impensierirla. Cerco di rilassarmi, aspettando che inizi il concerto, quando i miei occhi si spostano qualche posto più avanti e lo riconosco. È seduto da solo e aspetta anche lui. Mi ritrovo a studiarlo con curiosità, devo molto a questo ragazzo, e nonostante il suo bell'aspetto, non è in compagnia di qualcuno. Porta dei jeans, una camicetta celeste svoltata, ha una bella massa di capelli chiari e le spalle larghe e muscolose. In quell'istante si volta, come se si sentisse osservato e, mi vede. Ci guardiamo un pò e poi lui mi fa un bellissimo e lento sorriso che io contraccambio imbarazzata. Poi... dopo un interminabile minuto, mi fa cenno di sedermi accanto a lui. Sento il mio cuore battere forte per l'emozione, ma sono troppo timida e anche imbranata, anche se volessi, non riesco proprio ad andare, così gli faccio un sorriso di scuse. Lo vedo pensare un attimo e poi si alza e viene verso di me. Mentre lo fa, sento qualcosa nello stomaco e mi sento così lusingata che un ragazzo più grande gradisca la mia compagnia. 《Posso?》Chiede prima di accomodarsi. 《Certamente.》Rispondo entusiasta. Lui si siede e mi sorride. 《Come stai?》《Meglio, grazie a te.》Riesco a dire imbarazzata, mentre mi tormento le mani. Risponde con un sorriso e lo trovo bellissimo. 《Ti piace la musica classica?》《Sì, molto. Amo Chopin.》《Anch'io.》Dice stupito per la coincidenza. Ci troviamo a sorridere, ma poi colgo subito le occhiate della gente che ci circonda. So già cosa pensano. Cosa ci fa una ragazzina come me con un ragazzo? 《La gente avrà sempre qualcosa da dire.》Dice interrompendo i miei pensieri e capendo il mio disagio. 《Facciamogli vedere che a noi non importa. Perché a noi non importa?》Sono affascinata da lui, dal suo modo di allegerirmi la cosa. Ne ho proprio bisogno, visto che la mia vita è già molto pesante. 《No. Non ci importa.》Ridiamo.

Le lacrime mi rigano il viso, mentre inizio a sorseggiare il vino. È forte, o forse è perché io non bevo. Tutte le volte che lo penso sento una morsa al cuore, finisco per piangere e desiderarlo con tutta l'anima. Mi ha salvato, mi ha fatto vivere un'estate di gioia e spensieratezza e ci siamo amati. In modo forte, incondizionato, qualcosa  che ti rimane per sempre dentro e nella pelle. Ecco perché non ho gradito quella domanda. Il sentimento che ho provato per lui è qualcosa che custodisco gelosamente.

Il concerto è finito e stiamo camminando verso la sua macchina, giorni fa mi aveva accompagnata a piedi, ora mi sento a disagio nel salire in macchina con lui. Ma ho capito che è un bravo ragazzo, per bene, dev'essere ricco, non solo per i vestiti che indossa, o l'orologio costoso, ha qualcosa di aristocratico. Chissà che pensa di me. Si vede che non ho il suo stesso stato sociale. I miei genitori insegnavano, ora mamma si è ritirata per curarsi, non riesce neanche a stare in piedi per via della chemio e io faccio di tutto per aiutarla, in casa e qualche volta facendo la babysitter per racimolare qualcosa. Si ferma di fronte una Mustang verde scuro. 《Non è mia. È di mio padre.》Precisa, e sono piacevolmente colpita dalla sua onestà. Un altro si sarebbe vantato che fosse sua. 《È bella.》《Quando inizierò a lavorare ne comprerò una tutta mia.》 È bello ciò che ha detto. È così umile e sento le farfalle nello stomaco. 《Studi?》Chiedo curiosa. 《Sì, è impegnativo, ma ci riuscirò.》Gli sorrido. 《Ne sono sicura.》

𝑺𝒕𝒂𝒓𝒕 𝑶𝒗𝒆𝒓🧚🏼‍♀️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora