Quando entriamo nel ristorante di lusso dove l'ho portata, non mi sfuggono le occhiate degli uomini sulla mia donna, non sono mai stato una persona possessiva, ma sto iniziando a fare i conti con una nuova parte di me, o forse era solo latente. Le poso una mano sulla bassa schiena, marcandone il possesso, lei si volta appena con un sorriso. Le piace. Il capo sala ci accompagna al nostro tavolo riservato e ci informa che a breve qualcuno verrà a prendere le nostre ordinazioni. L'aiuto a sedersi scostandole la sedia e vedo che si guarda intorno con curiosità. 《Sei incantevole.》Mormoro con desiderio. Mi guarda con un sorriso lusingato. 《Anche tu sei molto sexy.》Sorrido accattivante. Dopo un pò prendono le nostre ordinazioni e ci versano del buon bianco. 《Bevi durante il pasto.》L'avviso e ride. Io bevo un sorso e ho la conferma che è ottimo. 《Ieri pomeriggio Azzurra mi ha fatto una domanda che mi ha sorpreso.》La informo, è giusto che sappia, e soprattutto, abbiamo un discorso in sospeso. 《Che domanda?》Aggrotta le sopracciglia sospettosa. 《Mi ha chiesto come si fanno i bambini e come avviene il concepimento.》Strabuzza gli occhi e va per bere, ma appena nota che la inchiodo con gli occhi, blocca la mano. Non voglio proibirle di bere, ma se inizia a stomaco vuoto si sentirà male e la bella serata si trasformerà in spiacevole. 《E tu le hai risposto?》《Certo. Non avrei dovuto?》Scoppia a ridere e rimango a fissarla incantato. 《No no, hai fatto benissimo, mi hai tolto un peso. - Rido. - Avrei voluto vederti mentre te lo ha chiesto. Cosa le hai risposto?》《Che i figli nascono dall'unione di due persone che si amano e che con il figlio il loro amore prende vita. E poi ho spiegato il bullone e la vite.》Ride sempre di più. 《Non era più semplice l'ape e il fiore?》Aggrotto la fronte. 《No. Perché complicare tutto con un ragionamento contorto. La verità è che la vite entra nel bullone e ho fatto riferimento a diversità di organi maschili e femminili. Veloce e chiaro.》Mi fissa piacevolmente colpita, ha un sorriso luminoso, non l'ho mai vista così allegra. 《Tu cosa avresti risposto?》Sono molto curioso. 《Il problema non si pone più.》Replica ridendo. 《Le avresti raccontato dell'ape e il fiore?》Sorride. 《Non credo.》《Non credo che le avresti detto della balla sulla cicogna e il cavolo.》Aggrotta ancora una volta le sopracciglia. 《Cosa? Pensi sul serio che potrebbe uscire una cosa simile dalla mia bocca?》È sconcertata. 《No, per niente.》Ne ero sicuro. Faccio un lungo sospiro e decido di addentrarmi nel discorso lasciato a metà ieri sera. 《Ieri sera mi hai accennato ad una cicatrice.》Noto che sta combattendo l'impulso di bere, non lo fa per compiacermi, comprendo subito che è abituata a fare ciò che le si chiede, anche andando contro sé stessa. Colpa di Arthur. 《Tinki... - mi guarda con aspettativa - puoi bere, solo... non esagerare. Non voglio che ti vieti negli atteggiamenti. Non sono il tuo padrone.》Arthur evidentemente voleva che lei lo trattasse così. L'ha distrutta psicologicamente. Maledetto! Le prendo gentilmente la mano delicata che già presenta macchioline rosse per il freddo e storco un pò le labbra perché non ha indossato i guanti stasera. 《Voglio essere il tuo compagno di vita.》Mi sorride e muove piano le dita sulla mia mano, come ad accarezzarla, poi con l'altra libera prende il calice e beve un bel sorso di vino, spero di vedere arrivare al più presto il cameriere con i nostri coperti, prima che Tinkerbell sia brilla. 《Perché non hai indossato i guanti? Le tue mani sono arrossate.》Le faccio notare con il cipiglio. 《Ecco non mi sembrano adatti all'abbigliamento.》Confida con imbarazzo. Mi mordo il labbro e penso che ha ragione. Devo regalargliene un paio in pelle. Più eleganti e femminili. Tinkerbell è una donna che ama i capi raffinati, e lo vedo bene stasera da cosa indossa. I miei occhi cadono sulla scollatura profonda, è sempre stata molto coperta, invece stasera riesco a vedere le perfette rotondità dei seni. Sento un desiderio così profondo e lascivo, che difficilmente riesco a tenere a bada, la mia verga sta soffrendo da giorni, ma stasera difronte a tanta perfezione, mi duole mostruosamente. Stasera dobbiamo per forza concludere, o sarò costretto a ricorrere all'antico metodo non gratificante. 《Mi stai fissando le tette.》Esclama sorpresa. Torno a fissarla con un sorriso sfacciato. 《Sono perfette. - Mormoro roco. - E poi sono lì che richiamano l'attenzione dei miei occhi. Come potrei negarglieli?》Scoppia a ridere, portandosi d'istinto una mano sul decolté e lisciandolo appena con adulazione. Un'altra brutta tirata della verga richiama la mia attenzione. 《Parlami della cicatrice.》Così riesco a calmare i bollori. Allento un pò il nodo della cravatta e vedo i suoi occhi curiosi studiare con attenzione i miei gesti. 《Non credo che sia un argomento da tavola.》Fa una smorfia. 《Ricordo di aver banchettato sul tuo corpo con del cibo, quindi per me le cose si sposano alla perfezione.》 Mi fissa con la bocca aperta, senza parole. 《Signori.》Il cameriere consegna la nostra cena e poi ci augura una buona serata. 《Ti ascolto.》La invito a parlare, mentre inizio a pulire l'aragosta. Prende anche lei le posate e ha uno sguardo assorto. 《Non ero abbastanza dilatata e quindi mi hanno... mi hanno...》Sconvolto leggo la difficoltà che ha nel raccontare i fatti. 《Ti hanno lacerata.》La voce mi esce rabbiosa. Il sangue mi va alla testa e vedo lei guardarmi con mortificazione. Alzo la mano facendo un segno al cameriere che non perde tempo e si avvicina con passo fulmineo, mi conoscono e mi hanno sempre trattato con riguardo, merito soprattutto dell'uomo che rappresento in società e delle mie carte di credito. 《Signore.》《Mi porti un Jim Beam senza ghiaccio.》《Subito signore.》Tinkerbell mi guarda allarmata. 《Non è il tuo solito drink.》《Ho bisogno di qualcosa di più forte.》Posa le posate sul piatto e ha il viso abbattuto. Le prendo la mano stringendola. 《Non voglio vederti così. Solo che conoscere certi retroscena mi fanno imbestialire.》《Non avresti dovuto chiedermelo allora.》Dice sollevando le sopracciglia. 《Invece sì. In che ospedale hai partorito?》Aggrotta la fronte e sbatte le ciglia. 《Perché? Che importanza ha?》Lo so io l'importanza che ha! 《Dimmelo e basta.》Insisto, mentre il cameriere mi porta il bicchiere di Whisky. Dopo un attimo mi risponde. 《Al Weil Cornell, in West Side.》《Addirittura nella clinica privata.》Inclino la testa sporgendo le labbra e bevendo un sorso di Whisky. Li farò pentire amaramente! 《Hai avuto complicazioni?》Deglutisco a fatica e temo la risposta. 《No, solo punti, ma è normale.》Normale? La guardo alzando un sopracciglio. 《La cosa normale è che quando non si è dilatati abbastanza si procede con il cesario. E quel coglione doveva agire legalmente.》Sono furioso e riprendo le posate per tornare alla cena e cerco di evitare di pensare al dolore che ha sofferto quel giorno. Io li avrei scannati! 《Mi dispiace che avrai una moglie con l'impianto riproduttivo danneggiato.》Cosa? È demoralizzata. Riposo le posate e mi faccio più delicato nell'esprimermi. 《Tesoro mio, ma che dici?》Mi guarda quasi con le lacrime agli occhi e subito tiro la sua sedia a toccare la mia. Le prendo il viso tra le mani, cullandolo. 《Il tuo impianto riproduttivo non è danneggiato proprio per niente. E ti mostrerò quanto lo venererò. Proprio come venero te.》Mi fissa sperduta e subito la bacio. Sotto gli occhi dei curiosi, lentamente e con dolcezza. Adoro il suo sapore, il suo calore, il suo respiro delicato contro la mia pelle. Quando ci stacchiamo il suo volto ha riacquistato brillantezza. 《Quindi mi sposi.》Sorrido spudorato. Si ricompone guardandosi intorno. 《Cosa pensi che stiamo facendo?》Mi rigira la domanda che qualche sera fa le ho posto io. Sorrido. 《Ci stiamo conoscendo.》Rispondo come mi ha risposto lei. Sorride divertita e prende a pulire la sua aragosta. Non smetto di pensare alle sue parole, per lei il cambiamento del suo corpo rappresenta sul serio un problema, cosa che per me non ne rappresenta alcuno. È lei che amo e che desidero, potrebbe anche avere una cicatrice per tutto il corpo, io gliela leccherei con profondo amore.

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𝑺𝒕𝒂𝒓𝒕 𝑶𝒗𝒆𝒓🧚🏼♀️
RomansaAll'età di ventisette anni Tinkerbell Williams si ritrova vedova con la figlia Azzurra di sei anni. La morte del marito Arthur la getta nella malinconia, tanto da trascurare la sua immagine. Ma che matrimonio era? Chi era veramente Arthur Scott? Qua...