Carter. Capitolo 12

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Entro in casa e sono distrutto, mi dirigo verso il lungo corridoio che porta al mio studio. Una volta dentro apro il mobile bar e mi verso da bere un altro pò di Bourbon. Mi siedo e do un lungo sorso, poso il bicchiere sulla scrivania e mi passo entrambe le mani sul volto. Sono abbattuto, mi trovo in una situazione difficile, sconvolgerla mi fa male, ma comprendo anche che questa attesa la sta uccidendo. Come avrei fatto? Forse ho sbagliato tutto dall'inizio.  Avrei dovuto fare di più per non farla sposare. Porto una mano sul mento e l'altra gioca con il bicchiere, mentre non faccio altro che pensare, è stata una giornata intensa. Ho riabbracciato Azzurra, è diventata più grande e bella, somiglia molto a mio fratello Arthur, ma le espressioni sono dolci come quelle di Tinkerbell. Tinkerbell... Solo pronunciare il suo nome mi fa male al cuore e chiudo per un attimo gli occhi, respirando pesantemente. Per me lei non è stata semplicemente la moglie di mio fratello, per me lei è stata molto di più. Il mio dolce tormento, e la più grande delusione quando ha sposato Arthur. Ma il forte sentimento che ho nutrito nei suoi confronti ha sempre avuto la meglio. Il mio cuore ha vinto sulla mia testa. Sono sempre stato un uomo tranquillo, sincero, affabile, ho avuto delle avventure, ma il mio cuore è sempre stato suo. Bevo un altro sorso e ripenso alla serata trascorsa, è stata fredda, distaccata, tranne un momento, quando ho suonato Spring Waltz di Chopin. È come se per un attimo ho avuto il presentimento che lei mi avesse riconosciuto. L'ho sperato troppo. Ho sperato che lei ad un certo punto mi chiedesse se fossi Carter. Il suo Carter. All'epoca non ho voluto dire il mio cognome, perché non volevo che questo la influenzasse. Tinkerbell veniva da una famiglia medio borghese e non mi preoccupavo se lei avesse gradito la mia compagnia solo per i miei soldi, l'attrazione è stata subito abbastanza chiara, come l'imbarazzo per il suo stato sociale in confronto al mio. Non ho voluto metterla in difficoltà, anche se già il suo imbarazzo aveva fatto capire che aveva intuito che ero un ragazzo ricco. Per anni mi sono vergognato del mio stato sociale, mio padre era a capo di una filiale di aziende della pubblicità e questo mi faceva vivere male le relazioni interpersonali. Per tutti ero il viziato, ma in realtà non lo ero. Avrei potuto ereditare tutto in modo veloce, invece ho studiato anni, per ottenere ciò che sarebbe stato mio comunque, a differenza di Arthur. Lui aveva deciso di non voler frequentare il college e quindi non capendoci mai nulla, ero sempre io ad occuparmi di tutto. Soprattutto da quando i nostri genitori sono morti in un incidente aereo quando io avevo trentun'anni. Ricordo quel giorno con dolore, nonostante non fossi così legato a loro, dato che trascorrevamo poco tempo insieme e per lo scadente rapporto. Sono cresciuto da tate e collegi. È stato comunque un giorno triste e soprattutto mi sono dovuto rimboccare le maniche e mandare avanti il tutto. Inizialmente non è stato facile, farsi ascoltare, recuperare tutto il lavoro. Ho dato tutto me stesso, escludendo il divertimento che un uomo a quell'età si concedeva e infine ho ottenuto ottimi risultati. A differenza di Arthur, che quando sono morti i nostri genitori è stato così felice di entrare in azienda, la cosa mi ha turbato, soprattutto perché era un incompetente, non capiva nulla, era lì solo perché figlio e non perché meritasse quel ruolo che io avevo guadagnato con impegno e studio. L'unica cosa buona che aveva fatto mio padre era stata quella di indicarmi come suo successore a capo di tutto, in caso ogni cosa sarebbe fallita. Mio padre era un uomo scaltro, conosceva il mio potenziale. Ora che ho trentotto anni, la mancanza di una famiglia mia, mi rende malinconico. Ho dedicato tutta la mia vita allo studio e al lavoro, ho avuto sì delle avventure, ma niente di concreto, il mio cuore ha sempre sperato che un giorno Tinkerbell Williams sarebbe potuta diventare mia moglie rendendomi molto felice. Invece il mio sogno si è infranto anni fa. Da allora non più preso in considerazione l'idea del matrimonio. Ancora una volta mi sono buttato nella cosa che più mi riusciva: il lavoro. Andare a letto con alcune donne mi ha fatto sperare che forse qualcuna avrebbe potuto togliermi dal cuore lei. Non è mai successo. Anzi mi hanno ricordato come invece con lei quella notte è stato tutto semplicemente perfetto e giusto. Ho sempre ammirato il corpo femminile e quello di Tinkerbell è perfetto. Ognuno dei miei quadri me lo ricorda. Ricordo ancora il suo volto inibito di fronte a quei nudi. Non è cambiata. Guardo il liquido ambrato nel bicchiere e ripenso al nostro primo incontro anni fa. Aveva un jeans e una maglietta, molto magra, lunghi capelli chiari e dei libri di arte in mano. I suoi grandi occhi azzurri erano terrorizzati, piangeva tutta affannata, stringendosi a me in cerca del mio aiuto. È stato istantaneo. Non me lo spiego neanche ora il perché sono innamorato, era evidentemente molto più piccola di me, ma aveva un candore che non avevo mai visto. Lontana da tutte quelle ragazze che erano interessate soltanto ai soldi o al divertimento fisico. Volevano violentarla e questo a messo in moto dentro di me un lato che ancora non conoscevo, appunto perché non ero mai stato innamorato. Incontrarci quell'estate è stato un bellissimo caso, mio padre aveva appena comprato una villa negli East Hampton e io mi ero preso una pausa dallo studio. Quella è stata l'estate della mia vita. Dopo quel giorno l'avevo rincontrata ad un concerto di musica classica, e lì avevo capito che non poteva più essere una coincidenza, ma il destino. Così abbiamo iniziato a frequentarci. Avevo saputo che la madre era gravemente ammalata e il padre era morto troppo presto, ma trovavo in lei la maturità nell'affrontare tutto questo e per la prima volta ero davvero interessato ad una ragazza, anche se era troppo giovane, ma lei mi aveva fatto intendere che la cosa non le importava. Io comunque non facevo passi falsi, ci tenevo troppo. Avevamo molta sintonia, una cosa rara, ridevamo, affrontavamo argomenti di un certo spessore, era molto possessiva e la cosa mi faceva sentire vivo tutte le volte che mi faceva una scenata di gelosia, sorrido al ricordo, l'ammiravo profondamente, tanto quanto l'amavo e l'amo ancora oggi. E poi una notte è successo, quella notte ha cambiato tutto, la notte in cui finalmente è diventata mia e che è entrata per sempre dentro di me. Mi muovo un pò sulla sedia e mi sento infelice. Forse devo dirglielo. Anche se... ripenso a quando Azzurra molto furbamente ha fatto quel discorso sull'età. Come le è venuto in mente? Lei mi ha guardato duramente e mi ha risposto di no. Non può avermi dimenticato. O sì? O forse pensa che l'ho fatto io? Del resto aveva sposato Arthur, ringhio al ricordo e stringo più forte il bicchiere mentre ne scolo ancora un pò. Maledetto!

Finalmente a distanza di tre anni la ritrovo! Ha aperto da sette mesi la sua agenzia, ci è voluto un pò, ma alla fine ti ho trovata Tinkerbell Williams. Io sono ancora sotto l'ala di mio padre, sto imparando come muovermi, anche se le responsabilità sono tutte di mio padre. Ma voglio farle pubblicità, ha già molti clienti e voglio subito riprendermela. Così vado da mio padre e gli comunico la mia iniziativa. 《Un'agenzia d'incontri? Ahahahah! Noi ci occupiamo di altro Carter. Non di queste cose.》Non è interessato. 《Io credo che sia invece un'ottima idea. Molta gente va lì.》Sono caparbio come mai in vita mia. Voglio che almeno una volta mi accontenti. Sono sempre stato un figlio modello, non gli ho mai dato una preoccupazione. Voglio che mi dia almeno questa dimostrazione. Mi fa un mezzo sorriso scaltro. 《Carter hai sia aspetto che mente, non agire in questo modo per conquistare una donna. Sei all'altezza per poterlo fare.》So che posso farlo. Ma a distanza di tre anni non avrei saputo proprio come presentarmi e poi volevo la pubblicità per lei, perché ne aveva passate tante e quindi volevo darle un aiuto. 《Perché non puoi aiutarmi e basta?》Gli chiedo nervoso. Mi aspettavo un comportamento diverso da parte sua, non che fosse mai stato un uomo affettuoso, almeno non con me. Ha il volto pensieroso, poi mi dice:《Ci penso su. Intanto preparati a partire per il Canada. Starai un pò di mesi lì a gestire l'azienda e vedere come va.》Cosa?! Proprio ora che l'ho ritrovata?! 《Devo proprio partire ora?!》Non gli nascondo il mio disappunto. 《Certo Carter. - Risponde con voce grossa. - Ricordati delle tue responsabilità. Le cose non vanno avanti da sole, ma solo se noi facciamo in modo che queste vadano avanti! Sei già un uomo, sai come funziona! Non ti ho fatto fare tutta questa gavetta per poi mandare tutto in malora per colpa di una donna! Perché è di una donna che parliamo vero?!》Mi mordo il labbro e credo che potrebbe uscirne sangue. Certo lui mi deride, lui che ha le amanti sparse per il mondo. È un bell'uomo all'età di cinquantasette anni, alto, occhi grigi, brizzolato... non riesce proprio a rispettare i miei sentimenti. 《Tinkerbell Williams non è solo una donna. Ci siamo amati e visto che da te non otterrò nulla, ci andrò di persona.》Mi guarda attento. 《È la ragazza degli East Hampton? Quella che quell'estate ti aveva distratto dai tuoi doveri?》《Che ragazza?》Improvvisamente mio fratello Arthur entra nell'ufficio di mio padre. 《La ragazza che ha fatto perdere la testa a tuo fratello tre anni fa negli Hampton.》Lo informa sempre più seccato. Arthur mi fissa con uno sguardo astuto. 《Davvero?》Mi chiede, ma io lo guardo male. 《Non mi piace come ne parli.》《E come dovrei parlarne? Se quella ragazzina ti avesse denunciato o l'avesse fatto sua madre, a quest'ora saremmo nei guai fino al collo. Fortuna che tua madre non ne sa nulla.》《Ci siamo amati! Era consenziente! Non ho più voglia di sentire un'altra parola che infanghi ciò che mi è più caro!》Avviso mio padre. 《E poi ero in vacanza. Una volta tanto nella mia vita.》Lo vedo accigliarsi di più e so già che mi farà terra bruciata. 《Comunque andrò in Canada, ma prima passerò dalla sua agenzia e le dirò della pubblicità. Come hai detto tu sono in gamba e so che questa è un ottima idea.》Solleva le sopracciglia e  mio fratello è pensieroso. Quando esco di lì non so se passare da casa a cambiarmi, ho il vestito con la cravatta e non voglio metterla a disagio,  ma non voglio perdere altro tempo, così vado. Ma la fortuna non è dalla mia parte, una sua collega bionda e un pò sfacciata, mi dice che Tinkerbell non si trova in agenzia perché è in malattia. Così non mi resta che ritornare quando sarò ritornato dal Canada.

Bevo l'ultimo sorso di Bourbon e poi vado a letto.


Buongiorno sognatori, che mi dite di questo primo capitolo di Carter? 💋

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