Tinkerbell. Capitolo 23

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Non so da quanto sono qui in bagno a piangere. Carter è un uomo come pochi. È meraviglioso. Il sentimento che ho nutrito per lui è sempre stato molto forte, qualcosa che va oltre l'età e tutto. Ho sposato Arthur pensando che Carter fosse solo stata una magia in quella tragica estate. Un uomo rispettoso, affidabile, e dolce. Fuori mi ha ricordato di quando un pomeriggio si è offerto di accompagnare me e mia madre per la chemio, non dimentico la delicatezza con cui si rivolse a mia madre. Era così fragile... ma felice che quel bel ragazzo corteggiasse la sua piccola fatina, come mi definiva sempre. Ci ha fatto ridere in un momento tragico e lo ha fatto con una sensibilità che mi è rimasta dentro per sempre. Toc, toc. Bussano. Mi affretto ad asciugarmi le lacrime. 《Un attimo.》Guardo la mia immagine riflessa allo specchio e noto che è andato via tutto il trucco. Sorrido tristemente e apro la porta trovandomi Carter con il volto preoccupato. 《Stai bene?》Sento il cuore riprendere a battere dolorosamente. 《Non molto, ma ora mi riprendo.》Ammetto un pò rauca. Annuisce assorto e poi i suoi occhi si posano sulle mie mani arrossate, non può farne a meno, ormai è diventato un suo tarlo. 《Aspetta.》Entra e mi faccio un pò da parte mentre lui apre il rubinetto del lavabo in marmo, mette sul caldo e poi si svolta la camicia insieme al maglioncino verde scuro, mostrando le sue belle braccia dalla chiara peluria e dalle vene vistose, prende lei mie mani con gentilezza e le mette sotto il getto caldo, insieme alle sue che sfrega dolcemente sulle mie. 《Ecco. Così va meglio.》Mormora con voce calda e io mi perdo nel suo bellissimo profilo. Ha il volto concentrato, le rughe sulla fronte e agli angoli degli occhi grigi ne sono la prova. Il suo piccolo naso appuntito ha le narici dilatate e la bocca contornata da una leggera barbetta è semi aperta, respira piano e io invece lo trattengo per quanto lo trovo amorevole. Le mani assorbiscono il calore e acquistano colorito, mentre lui finalmente si volta a fissarmi. Prima il suo sguardo mostra desiderio, poi... amore? Mi sorride e mi sento come incantata. 《Che fate?》Sbuca mia figlia con un sorriso furbo. 《Sto riscaldando le mani a tua madre.》Azzurra mi guarda con aria compiaciuta, e ormai ho capito che le piace vederci insieme. 《Ah, okay. Vado a curiosare nelle altre stanze.》Vuole lasciarci soli, delle volte mi sorprende il suo modo di pensare e di agire. 《Okay, ma stai attenta a dove metti le mani, tra poco vado ad occuparmi del camino così ci riscaldiamo tutti meglio.》Dice serio. Azzurra ride e corre via. Guardo le sue grandi mani eleganti, hanno le dita lunghe e le unghie quadrate, quelle di Arthur erano completamente diverse. Non si era mai perso questa premura per le mie mani, neanche io l'ho fatto, sono sempre stata presa da altro. 《Va bene così. Quando accendo il camino le riscalderai ancora un pò lì.》 Chiude l'acqua e mi asciuga le mani insieme alle sue. 《Grazie.》Mormoro e lui mi risponde con un sorriso. In un attimo si crea un momento fatto di sguardi intensi, come quello di ieri sera, mi fissa le labbra e io le sue. Posso baciarlo? Ricordo come si fa? Certo. Il suo viso si avvicina al mio, abbasso lo sguardo e sento il suo respiro sulle labbra, il suo profumo. Din don. Il suono del campanello rompe l'incantesimo. 《Sono venuti a portarci la spesa.》Sussurra buttando fuori un lungo respiro, e capisco che era coinvolto quanto me. 《Scendiamo.》Dico dispiaciuta.

Quando siamo di sotto, dei signori consegnano un bel pò di roba, Carter a differenza di quanto avrebbe fatto Arthur, li aiuta e io sono sempre più affascinata dalla sua persona. Evito il salone e mi rifugio in una fantastica cucina in muratura con un tavolo e sedie in legno, mi guardo attorno e cerco di cogliere qualcosa di lui. Mi colpiscono delle piccole farfalle di fine porcellana attaccate al muro. Forse erano della madre. 《Ti piacciono?》Esclama posando gli ultimi sacchetti, mentre sento l'auto di quelli della consegna allontanarsi. 《Sono molto delicate. Erano di tua madre?》Chiedo poi con curiosità. 《No. Ho buttato tutto ciò che li riguardava. - Ah! Rimango. - Tutto ciò che vedi è mio. Ho comprato quelle perché la cucina è un luogo femminile e ho pensato... - si blocca e lo guardo, trovandolo un pò in difficoltà. - Mi piace illudermi.》È la stessa risposta che mi ha dato per l'auto. Sto male al pensiero che per lui io sono stata così importante, tanto da crearsi il vuoto attorno. 《Perché le farfalle?》Potevano anche essere dei fiori. 《Perché mi ricordano le fatine. - Sorride. - Sono belle, delicate e anche preziose.》Lo fisso senza parole. Mi ha sempre chiamato per intero perché per lui sono davvero il suo campanellino, la sua fatina, come mi definiva mia madre. Sorrido e sento di nuovo quell'elettricità. Lo vedo come aspettarsi qualcosa, ma siamo nuovamente interrotti da Azzurra. 《Quanta roba!》Sbircia all'interno dei sacchetti. 《Già. Mi sa che tuo zio vuole tenerci qui per sempre.》Dico scherzosamente. 《Magari. Niente più scuola.》Alzo gli occhi al cielo e Carter ride. 《L'idea non è male. Amo la vostra compagnia.》Sento il cuore battere e i miei occhi iniziano a percorrere il suo corpo ben fatto, beandomi di tanta bellezza. È bellissimo dentro e fuori. 《Sentiamo, chi cucina stasera?》Chiedo furbamente. 《Tu.》Ammette con un sorriso bastardo. 《Ma non so cucinare. - Rido insieme ad Azzurra. - Ho Clara che lo fa.》《Non ci credo. Qualcosa saprai come si fa.》Ammicca. Che iena! 《Okay, okay. Vediamo cosa c'è.》Frugo un pò, ovviamente non manca la carne.《Sono sicura che mamma ti farà leccare i baffi.》Sorrido alle parole di mia figlia. 《Non ho dubbi in questo.》Risponde sicuro e questo mi dà la giusta spinta per fare qualcosa di buono. Trovo del pollo, del riso e alcune spezie. 《Okay vi cucinerò il pollo al curry.》Azzurra ha il volto entusiasta. 《Uhm... l'idea mi piace.》 Commenta con apprezzamento, io intanto raggruppo tutto ciò che mi serve. 《Posso apparecchiare il salone?》La richiesta di Azzurra mi spiazza, perché non riesco ad andare in quella stanza. Mi guarda in attesa e vedo Carter aspettare la mia risposta, sa perché non voglio entrare lì. 《Possiamo mangiare anche qui, tesoro.》Cerca di convincerla Carter, e lo apprezzo molto, ma leggo il desiderio negli occhi di Azzurra. 《Okay.》Cedo. Azzurra inizia la sua danza della felicità e urla abbandonando la stanza, io inizio a cercare il tegame e padelle. 《Quando ci siamo sposati, volevo cucinargli una buona pietanza. - Confesso piano e Carter si avvicina. - Ma lui mi ha risposto che non era necessario, avendo chi lo avrebbe fatto al mio posto.》Lo sento respirare pesantemente, ma non m'interrompe. 《Io volevo solo fargli capire che volevo prendermi cura di lui. Come avevo sempre fatto con mamma. Ma non gli interessava. A lui interessava mangiare bene, e non il disastro che avrei potuto preparargli io.》La voce mi esce nervosa, mentre inizio a tagliare il pollo. 《Lo fai stasera. - Mi dice. - Per me.》Lo guardo e vedo che le rughe sulla fronte sono riapparse e lo trovo ancora più intrigante. Non riesco a spiccicare una parola. 《Non sono brava, ho perso praticità.》Mi fissa sempre più attento. 《Non ricordo come si fa.》E forse do un significato in più a quelle parole. Sorride appena e anche i suoi occhi lo fanno. 《Non sono mai stato un uomo pretenzioso.》Mi fa l'occhiolino e poi esce, lasciandomi buttare l'aria trattenuta.

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