CAPITOLO 60

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Mi bacia il collo, mi domando quando deciderà di riprendere fiato.
<Piano, Charlie.>
Non mi ascolta.
Muove i fianchi a destra e a sinistra per mettere le sue gambe tra le mie.
Sposta la sua attenzione sulle mie labbra e con una mano mi stringe un fianco.
Non riesco a staccarmi, anche perché non voglio.
Forse dovrei tornare a casa.
Appoggio le mani contro il suo petto e tento di allontanarlo.
Il suo labbro inferiore si separa, credo di avercela quasi fatta quando, all'improvviso, mi afferra le mani e spinge sul cuscino.
Si cala di nuovo su di me e riprende a baciarmi.
Non mi libererò mai.
Dimeno i fianchi e sembra piacergli.
Li sollevo e gli piace ancora di più.
Voglio solo liberarmi, scemo.
Gli mordo il labbro e si ritrae.
<Ahi! Mi hai fatto male.> mormora mentre se lo tocca alla ricerca di una probabile ferita.
<Scusa. Devo tornare a casa.> mormoro.
Smette di cercare e mi guarda annoiato.
<Di già?> sibila.
<Temo di sì e poi stavi correndo un po' troppo.>
<Non ti avrei mai fatto niente, ci stavamo solo baciando.> diventa subito rosso come un peperone.
<Eri diverso, come se fosse uscito un lato di te che non conoscevo.>
<Ti sei spaventata? Sono praticamente un uomo, è la mia natura.> si giustifica.
<Non mi hai spaventata. Solo non ti avrei mai fermato, se avessi iniziato. È questo il punto.>
<Non posso credere che ne stiamo discutendo, quando succederà, succederà.> ride nervosamente.
<Chi ti dice che succederà?>
<Tu, sei più impaziente di me.> sorride.
<Per niente, tu non vedi l'ora.>
<Ma smettila.>
<Me ne devo andare, continuiamo strada facendo?>
<No, finiamo qui.>
<Charlie.> sbuffo e lui riprende a baciarmi.
Non mi ascolta più.
Mi separo ancora da lui e mi guarda contrariato.
<Solo cinque minuti.> mi supplica.
<Un'altra volta.> mormoro mentre mi sollevo ma lui è ancora sopra di me.
<Adesso, Emma. Non farti supplicare.> mi sussurra nell'orecchio.
Ogni cellula del mio corpo si arrende e mi abbandono di nuovo alle sue attenzioni.
<Bravissima.> fa un sorriso malizioso e mi osserva lentamente.
Mi fa sentire vulnerabile.
<Tutto okay?> mi chiede.
Annuisco.
Mi sorride e compaiono le sue fossette.
Mi squilla il telefono.
<Non ci posso credere.> brontola.

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