Gli sorrido e lui ricambia.
Ci sediamo su una panchina, mi tiene stretta contro il suo petto.
Noto che le galline si sono sedute davanti a noi.
Sono abbastanza lontane, comunque.
Mi volto verso Charlie, mi stava guardando.
Decido di smettere di essere gelosa, almeno per un po'.
Non resteremo fuori ancora a lungo.
Mette una mano sulla mia coscia e mi scalda subito.
Percepisco una sagoma davanti a noi.
Ci voltiamo.
È una di quelle tre ragazze.
Quella che si era messa a piangere è ancora seduta a braccia conserte.
Mi guarda con cattiveria.
<Sei stata scortese con lei.> dice.
Sto per parlare ma Charlie mi stringe a sé per zittirmi.
<Chi ti conosce, scusa?> dice lui.
Non vorrei mai che parlasse a me così, mi spezzerebbe il cuore.
Lei ansima, trattenendo le sue emozioni.
Charlie mi fa scendere dalle sue gambe e mi mette accanto a sé.
<La tua ragazza o quel che è, l'ha fatta piangere. È una maleduca...> si zittisce quando Charlie si alza in piedi.
<Finisci la frase, se hai coraggio.> ringhia.
Che premuroso.
<Lei... Lei è...> mormora.
Charlie fa un passo verso di lei.
<Che cosa? Eh? Avanti.>
Lei è davvero impaurita.
Mi alzo e afferro il braccio di Charlie.
<Amore, basta.> gli sossurro.
Noto una vena sul suo collo gonfiarsi.
<Vattene.> ringhia lui.
Lei non apre bocca, gira i tacchi e torna dalle amiche strillando qualcosa.
Accarezzo i capelli di Charlie, le sta ancora fissando.
<Charlie.> gli sossurro.
Si volta e mi bacia.
Con una mano mi accarezza i capelli in un modo che potrebbe far sciogliere qualunque ragazza.
<Ti proteggerò da tutti e da tutto. Lo prometto.> mi sussurra e mi bacia di nuovo.
Che dolce.
Decidiamo di entrare in un negozio per smettere di pensare all'accaduto.
Vende articoli per la casa.
Ci sentiamo veramente fuori posto.
Arriva una commessa.
<Ciao, ragazzi. Posso esservi utile?> sembra di buonumore, al contrario di Charlie.
<No, grazie.> le accenno un sorriso.
<Okay, se avete bisogno, non esistate a chiedere.>
La ringrazio e va da un'altra coppia, molto più matura di noi.
Charlie appoggia le sue labbra al mio orecchio.
<Quando avremo una casa tutta nostra ti porterò qui, però adesso usciamo, quella tipa mi mette i brividi.> sibila.
"Una casa tutta nostra".