<Dai, dimmi.> dice.
<Niente.> mormoro.
Sento che si alza.
Sto per girarmi quando mi ricordo che è nudo.
Non mi muovo.
Dopo pochi secondi si sdraia di nuovo.
<Ho fatto.> dice.
<Che cosa?>
<Mi sono rimesso i boxer. Volevo provocarti ma se proprio non riesci a dormire sapendomi nudo nel tuo stesso letto...>
<Non è quello...anzi, è anche quello.>
<Che cosa? Hai bisogno di un po' di affetto?> sembra che mi stia prendendo in giro.
<Non ne ho bisogno.> rispondo a malincuore.
<Ma se non resisti cinque minuti.> sghignazza.
Mi tiro su e accendo la luce.
<Devo tornare a casa?> ringhio.
<Fa come ti pare.> sbotta.
Mi fulmina con i suoi occhioni verdi.
Mi sento un po' Nathan.
<Vuoi davvero che...> mormoro.
<Ti ho detto di fare quel che ti pare, okay? Vuoi dormire con me? Bene. Non vuoi? Bene.>
Mi sta offendendo gratuitamente.
<Che cazzo ti prende?> sbotto.
Si tira su anche lui e mi sento schiacciata dalla sua presenza.
<Che cosa devo fare per riconquistarti?> mi chiede.
<Niente. Non puoi fare niente.> rispondo.
Lui è più arrabbiato di prima.
<Non vuoi perdonarmi? Dio, Emma! Mica ti ho ucciso il gatto, credo di aver sofferto abbastanza.> sbotta.
Non so che dire.
Vorrei perdonarlo, volevo perdonarlo ieri solo che non so come fare.
Il fatto che continui a ferirmi non mi aiuta.
Non rispondo.
<Senti, ti amo ma sono stufo di correrti dietro. Non sono il tuo cagnolino.>
È un lato di lui che proprio non conoscevo.
<Lo so...e va bene, ti perdono. Hai ragione tu.>
Non sembra soddisfatto.
<Vattene.> ringhia.
<Charlie, mi dispiace. Volevo perdonarti ieri, dopo il regalo che hai fatto a Mary ma ho esitato. Avrei voluto farlo dopo la dichiarazione di oggi ma ho esitato di nuovo. Mi dispiace. Ti perdono per tutto quello che hai fatto.> dico tutto d'un fiato.
<Finalmente.> sbotta e si tuffa sotto le coperte.
<Posso restare?>
<Se ti va.> dice.
È ancora nervoso ma so che gli passerà.
Spengo la luce e lo stringo a me.
Sento che non ricambia ma non importa.
I suoi muscoli si rilassando e sospira più volte prima di addormentarsi.
L'ho portato al limite dell'esasperazione.
Gliel'ho fatto pesare troppo, era ad un passo dal lasciarmi.
Sono felice che non l'abbia fatto.