<Emma.> ringhia e si ferma.
Mi afferra il braccio e mi tira a sé.
È abbastanza vicino da baciarmi, da farmi volare col pensiero.
<Promettimelo.> dice.
Sbuffo e guardo altrove.
Lui mi accarezza dolcemente il viso, il suo pollice accarezza ritmicamente la mia guancia.
<Guardami.> mormora.
Ubbidisco.
È di nuovo vicinissimo, è la seconda volta in un giorno, un record.
<Promettilo.> sibila.
<E va bene.> sbuffo.
<Grazie.> mi da un bacio sulla fronte.
Mi sono illusa.
Ancora.
<Andiamo.> borbotto.
Lo prendo per mano e lo trascino verso casa.
Prendo le chiavi e apro.
Entriamo entrambi.
<Mary?> urlo.
Anche Charlie inizia a chiamarla.
<Cerchiamola.> mi suggerisce.
Andiamo nella sua stanza e non c'è.
Non capisco.
La cerchiamo ovunque.
<Cosa c'è in quella stanza?> chiede Charlie.
Indica la lavanderia, la porta è semi aperta.
<È solo la lavanderia.> sollevo le spalle.
Lui mi sorpassa e ci entra.
Lo sento parlare.
Entro.
Ha tra le braccia Mary, c'è una puzza terribile di candeggina.
<Usciamo di qui.> mi suggerisce Charlie.
Lui esce subito e io apro la finestra, dopodiché lo raggiungo e chiudo la porta.
Mary sembra stordita.
<Mary, che stavi facendo?>
<Volevo lavare il mio pupazzo.> mormora.
<Piccola, i detersivi sono pericolosi.> gli dice dolcemente Charlie.
<Okay, Charlie. Scusa.> mormora lei.
<Non fa niente. Ci penso io al tuo pupazzo. Vai a giocare.> sussurra e la lascia andare.
Lei si allontana.
<Emma, poteva farsi male.> mi rimprovera.
<Lo so. Mi sono completamente dimenticata di lei.> mormoro.
<Ma dove avevi la testa?> ringhia.
<C'eri tu e...> mi zittisco subito.
<Scarichi la colpa su di me? Che c'è? Credevi che sarebbe successo qualcosa tra di noi? Sei sicura che io non ti piaccia?> ride con cattiveria.
<No, è solo che ero a casa tua e pensavo solo a ciò che mi circondava.> mormoro.
<Quindi non mi pensavi?>
<Stai divagando, parlavamo di Mary.> mi sento con le spalle al muro.
<Rispondi.>
<Perché dovrei? Ti interessa?>
<Sono solo curioso.> mi sorride.
<Non ti penso, Charlie e non sono innamorata di te.>
Lui annuisce.
<Ho capito, grazie.> mi sorride.
<Non chiedermelo più.> sibilo.
<Come, scusa?>
<Non me lo devi chiedere più. È la terza volta che me lo chiedi. Smettila.>