"Ho già detto di no.
Ho già detto di no.
Ho già detto di no.
Ho già detto di no..."
Quindi loro gli hanno già chiesto qualcosa.
<Charlie, che cosa vuoi dire?> sono rabbiosa.
Si spaventa.
<Piccola, ehi, calma. Te l'avevo detto che erano venute quasi tutte a casa mia...>
<Avete fatto qualcosa?> gli urlo dietro mentre inforna il pollo.
Prende un asciugamano e si asciuga le mani.
<No, le ho sempre fermate.> Si avvicina e io arretro.
<Emma. Non fare così, eh. Mi fai arrabbiare.> ringhia.
Mi spaventa lui adesso.
Si avvicina e mi spinge contro il tavolo.
Posa le sue labbra contro le mie e mi bacia con una passione immensa.
Stiamo litigando per niente, alla fine.
Charlie l'ha capito subito e ha risolto ogni divergenza in pochi secondi.
È stato davvero bravo, ancora un po' e l'avrei mandato via.
Separa le sue labbra dalle mie e resta lì, ad un centimetro da me.
<Non dobbiamo litigare più in questo modo, sono stato chiaro?> sibila.
<Sì, mi dispiace.>
<Anche a me. Va meglio adesso? Hai ancora dubbi su quel che provo per te?>
<Nessuno, grazie mille.> sorrido.
<Brava, Emma.>
<Chiamami "piccola" più spesso.> gli chiedo.
Mi fa un sorrisone.
<Okay. Come vuoi tu. Sinceramente, non credevo che ti piacesse come soprannome.>
Mi da un bacio sulla guancia e va a controllare il pollo.
<Mi piace invece.> mormoro.
Annuisce.
Si volta di nuovo verso di me e inizia ad apparecchiare.
<Posso farlo io, se vuoi.> lo fermo.
<Lo faccio io, grazie comunque.> mi sorride.
Dopo cena, decide di andarsene.
<Resta ancora un po'.> lo supplico mentre usciamo di casa.
<Guarda che non posso. Devo ancora preparare la mia valigia.>
<Quando parti?>
<Domani mattina. Vuoi accompagnarmi?>
<Certo.>
Voglio sapere come sono le sue compagne di viaggio.
<A domani. Ci vediamo sull'autobus.>
<A domani.> mormoro.
Mi manca già.
Fa per andarsene ma si ferma, torna indietro e mi bacia.
<Adesso me ne vado davvero.> ride.
Sento come se me lo stessero strappando via.
Il giorno dopo ci vediamo sull'autobus.
Mette la valigia nel portabagagli e si siede.
<Vieni, Emma.> mi fa posto.
Mi siedo e mi stringe a sé.
<Ahhh, mi mancherai un sacco.>
<Anche tu.> sibilo.
Non posso farcela, ho lo stomaco che mi si contorce.
