Capitolo 168

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<Io non sono prigioniera. Ho scelto di mia spontanea volontà di restare con lui.>
<Okay ma meriti di meglio.> sbotta.
<E tu saresti il meglio?>
Arrossisce.
<Io...ceh...> borbotta timidamente.
<Scusa ma devo tornare dal ragazzo che amo.> dico alzandomi.
<No, Emma, ti prego.> mi supplica e si inginocchia.
Non lo ascolto neanche e rientro.
Vedo Charlie scendere le scale.
<Emma?> mormora.
Sento una mano sul mio fianco.
Mi giro, Nathan non si arrende proprio.
Charlie si fionda giù per le scale e viene verso noi due.
Dio, ce l'ha con me, ne sono sicura.
Mi afferra per un braccio e mi nasconde dietro la sua schiena.
<Nathan, che cosa vuoi?>
<Emma.>
Sono senza fiato per il suo coraggio.
Charlie ride.
<Dovrai passare sul mio cadavere.>
<Per quello? Beh, è solo una questione di tempo.> sghignazza.
Charlie si irrigidisce.
Lo prende per la maglietta e lo sbatte violentemente contro il muro, il tonfo sveglia Elena.
<Lei è mia, solo mia.> lo sgrida.
Nathan sembra far appello a tutto il suo autocontrollo per non farsela sotto all'istante.
<Tempo, Charlie. Scorre in fretta.> ride.
Charlie alza un pugno e lo afferro prima che lo faccia schiantare contro la faccia di Nathan.
Al mio tocco si calma.
<Vuoi che lo picchi?> mi chiede, ansima.
<No, per favore.> mormoro.
Lui mi sorride e lo lascia andare.
Lo sbatte fuori di casa.
Elena osserva la scena in silenzio.
<Ora tocca a te.> sbotta.
Mi trascina di sopra.
Capisco di essere nei guai quando chiude la porta a chiave.
<Cosa vi siete detti? Ti ha toccata?> chiede mentre il suo respiro si altera.
<Voleva che mollassi te per mettermi con lui e, no, non ci siamo toccati.>
<Cosa gli hai detto?>
<Di no, ovviamente.>
Lui sospira.
<Non dovevi andare da lui...avevi detto che saresti rimasta con me...> mormora.
Non è arrabbiato... È deluso.
<Mi dispiace.> gli sossurro, gli accarezzo una guancia e lui si tira indietro.
<Tu mi farai diventare pazzo.> sbotta.
<Dammi un bacio.> gli chiedo.
Si morde il labbro tentando di resistere ma dopo neanche un secondo mi bacia e mi spinge contro la porta.
Mi accarezza ovunque, come se volesse rivendicare la sua proprietà.
Cerco di stare al passo ma mi manca il respiro.

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