Capitolo 118

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Mi sento subito in colpa per aver riattaccato.
Lui sta soffrendo e io lo sto trattando male anche se se lo merita.
Non mi richiama.
Mangio un pezzo di pizza e poi mi fermo, sto troppo male per Charlie, non ho più fame.
Caroline tenta di non parlarne e accende la televisione.
Il campanello suona.
<Emma! Aprimi, ti prego.> grida Charlie bussando alla porta.
<Me ne vado dalla porta del retro.> dice Caroline alzandosi.
Non le dico nulla e sgattaiola fuori.
Vado alla porta e la apro.
Lo vedo, devastato dalle lacrime, respira in modo irregolare e la sua maglietta è bagnata di lacrime.
Lo faccio entrare e chiude la porta.
<Io ti chiedo ancora scusa, Emma. Perdonami. Non posso vivere senza di te e non è una frase fatta. Sono sincero. Ti amo con tutto il mio cuore e non posso pensare di dovermi svegliare domani, girarmi e non trovarti accanto a me.> <Meriti una punizione.>
Si mette in ginocchio, questa è la seconda volta oggi.
<Tutto quello che vuoi ma non mi allontanare da te.>
<È proprio quello che voglio fare invece, così che tu possa capire e evitare di sbagliare.>
<No, Emma.> piange di più e si copre il viso con entrambe le mani.
Vorrei chinarmi, abbracciarlo e asciugargli le lacrime.
Dirgli che non è vero, baciarlo e rassicurarlo.
<Dai, torna a casa.> gli sussurro.
<Non sono pronto per questo...>
<Non lo sarai mai.> mormoro.
<Ti amo da morire, tu sei il mio unico pensiero. Voglio che tu lo sappia. Non dimenticarlo.>
Annuisco.
<Sei davvero sicura?>
<Sì.>
Abbraccia le mie gambe e piange ancora qualche lacrima.
Lui si alza e si asciuga le guance.
<Ci vediamo.> mormoro.
<Spero presto.> sibila.
Mi da un bacio leggero e sente il profumo dei miei capelli.
<Non credo di farcela.> mormora.
Si volta e prende una mia sciarpa dall'appendiabiti.
L'annusa.
<Posso tenerla?>
Annuisco.
È impazzito?
<Ciao.> dico mentre apre la porta.
<Ti amo.> mi dice prima di chiuderla.
Mi sento subito uno straccio, mi gira la testa.
Mi squilla il telefono, è un numero sconosciuto.
Rispondo.
<Emma? Sono Nathan.>
<Oh. Ciao.> sibilo.
<Tutto okay?>
<Io e Charlie abbiamo litigato.> mormoro.
<Mi dispiace. Hai bisogno di una spalla su cui piangere?>
Non lo so.
Oddio.
Da sola non ci voglio stare.
<Sì, per favore.>

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