<Mi dispiace. Buonanotte, ti amo.> gli dico.
<'notte, piccola. Dormi bene e sappi che ti amo da morire.> dice dolcemente.
Riattacca e mi sento come se il mio cuore fosse appena stato svuotato con un cucchiaio.
Mi sdraio e mi addormento a fatica.
Domani devo andare a scuola e non ho aperto libro.
Il mattino seguente sveglio di soprassalto e tento di concentrarmi su quello che devo fare piuttosto che su Charlie.
Una volta salita sull'autobus, controllo il telefono.
Charlie mi sta chiamando, che coincidenza.
Rispondo.
<Buongiorno, amore mio.> dice con voce più dolce del miele.
<Buongiorno... Sei di buon umore?> chiedo.
<Ho deciso di mollare la terapia.>
<Cosa?!> grido.
Tutti si voltano verso di me e io ribollo d'imbarazzo.
<Piccola, non voglio passare i miei ultimi giorni qui.>
<Avevi detto che c'era speranza.>
Lo sento sospirare.
<È minima.> mormora.
<Charlie, non me ne frega un cazzo. Resti lì.>
<Ma Emma...>
<Stai zitto.> sbotto.
<Voglio tornare a casa da te.> sibila.
<Verrò io da te.>
<Non mi basta mezz'ora al giorno.> sbotta.
<Sai che faccio? Preparo una borsa e vengo a stare lì da te.>
<Devi andare a scuola.>
<Sei più importante.>
Non risponde più.
<Okay...> dice infine.
Riattacco e scendo alla fermata successiva.
Sono abbastanza vicina a casa.
Preparo il necessario per restare lì almeno tre giorni e mando un messaggio a mio padre, dicendogli che non sarò a casa quando Mary tornerà.
Aggiungo anche che è per via di Charlie.
Prendo l'autobus diretto all'ospedale e arrivo venti minuti dopo.
Percorro velocemente i corridoi tetri dell'ospedale, ansiosa di rivederlo.
Arrivo di fronte alla porta e indugio per un attimo.
Busso.
<Avanti.> dice lui.
Entro ed è ovviamente sorpreso di vedermi.
<Pensavo che andassi a scuola, almeno oggi.> mormora.
Poso la borsa e chiudo la porta.
Mi sfilo le scarpe e mi metto sotto le coperte, con lui.
Geme di dolore quando il materasso si inclina ma resiste senza problemi.
Mi stringe a sé e i suoi capelli mossi ricadono sui miei.
<Mi sei mancata...> sibila.
Gli accarezzo una guancia e lo bacio.
<Non ti punge la barba?> chiede interrompendo quel magico momento.
Sì, gli sta crescendo la barba ma non è lunga quanto crede lui.