Capitolo 162

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Espiro di colpo e lui sorride.
<E va bene, non fa niente.> mi sussurra.
Mi stringe a sé e chiude gli occhi.
Si addormenta e io non riesco a chiudere occhio.
Ho paura che si senta male di nuovo.
Resto sveglia finché non sorge il sole e crollo di stanchezza.
Quando riapro gli occhi mi trovo davanti i suoi.
Sorride e mi accarezza i capelli.
<Sei stanca?> mi chiede.
Annuisco.
<Torna a casa, se vuoi.>
Mi tiro su.
<Resto qui, ti conviene sopportarmi.> mormoro.
Lui sospira e mi accarezza la schiena.
Sento bussare.
<Avanti.> dice Charlie.
Entra Elena con due caffè in mano e me ne da uno.
<Buongiorno ragazzi. Charlie, ti dimettono oggi.>
<Perché?>
<Dicono che devi tornare qui quattro volte a settimana per la terapia ma puoi tornare a casa.> dice.
Lui si alza, è collegato a due tubi che spariscono sotto la sua maglietta.
Io e Elena usciamo e entra una dottoressa.
Sento Charlie lamentarsi.
La dottoressa esce e noi aspettiamo che Charlie si cambi.
Dopo pochi minuti esce, vestito e profumato come sempre.
Chissà come diavolo sono ridotta io.
Sicuramente ho le occhiaie, il trucco sarà colato dato che ero troppo stanca per struccarmi.
La cosa mi mette parecchio a disagio.
Vorrei sotterrarmi.
Ci avviamo verso l'uscita e decido di camminare davanti lasciando Charlie e Elena dietro di me.
Li sento parlottare un po'.
Lui si lamenta sempre delle mille attenzioni della madre, anche se necessarie.
Usciamo e saliamo in macchina.
Mi metto dietro e lui è costretto a far compagnia a sua madre.
Durante il tragitto mi tende una mano.
Noto dei cerotti, la pelle a contatto con essi è tumefatta.
Decido di non afferrarla e lui si volta verso di me.
Mi fissa, ha l'aria preoccupata.
<Piccola, è tutto okay?>
Annuisco.
Si avvicina, come se volesse evitare che sua madre lo senta.
<Mi sembri un po'...distante.> sibila.
Ora mi sento un'idiota e anche molto egoista.
Ha bisogno delle sue solite piccole attenzioni, soprattutto adesso.
Afferro la sua mano e lui si volta di nuovo verso la strada.
Stringe la mia finché non arriviamo, la posizione era molto scomoda per lui, non mi stupirei se sentisse di avere il braccio addormentato.
Mi prende per mano anche quando entriamo in casa.

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