<È quello che gli ripeto anch'io.> ride.
Mi fa vedere molte altre foto, a sei anni Charlie assomigliava più a una bambina che a un bambino.
<Aveva bisogno di tagliare i capelli, lo so, ma erano bellissimi.> mormora con tono malinconico.
Lui è bellissimo.
Qualcuno suona alla porta.
<Io esco dal retro.> trattiene a stento un urlo e le indico la porta.
<A presto.> le dico.
<A presto e buona fortuna.> mi sorride e esce.
Charlie suona di nuovo.
<Arrivo.> dico ad alta voce.
Vado alla porta e la apro.
Charlie tiene in mano un mazzo di rose bianche bellissimo.
Indossa uno smoking nero e ha i capelli pettinati all'indietro.
<Buona sera, Emma.> mi fa uno splendido sorriso e io non riesco a trattenere lo stupore.
<Charlie...oh mio Dio.> mormoro.
Lo faccio accomodare.
<Ho suonato due volte, mi dispiace, non sapevo a che pensare.> mi sorride.
È così calmo, così Charlie.
<Grazie per essere passato.> mormoro.
<Volevo chiederti scusa.>
Ah.
<Ah.>
<Sì, beh, mi dispiace.> si avvicina e mi porge i fiori.
<Mi perdoni?> si morde il labbro nervosamente.
<Sì. Certo.> sorrido.
Vi state forse chiedendo se sono delusa? Ovvio che sì.
<Metto i fiori in un vaso, sono bellissimi. Grazie.>
Vado in cucina e lui si appoggia al tavolo.
Osserva ogni mia mossa scrupolosamente, a partire da quando le spacchetto a quando le appoggio sul davanzale della finestra.
<Uhm, mia madre?>
<È andata via non appena ti ha sentito suonare al campanello.>
Si mette a ridere.
<Sì, beh, prevedibile da parte sua.>
<Già.> restiamo in silenzio per un po'.
Charlie mi fissa e io evito di guardarlo.
<È tutto okay?> si avvicina e si ferma non appena lo guardo.
<Io...cioè...perché ti sei vestito in quel modo, perché mi hai portato i miei fiori preferiti solo per scusarti?>
Arrossisce e smette di guardarmi.
<Così.> solleva le spalle.
<Ho sentito tutta la telefonata, compreso il pezzo in cui dicevi "mi piace".> sbotto.
<Non ho detto che sono innamorato di te. Ho detto che mi piaci, sì, è vero, non ho specificato il senso ma tu avresti dovuto aspettare che te lo spiegassi prima di crearti false speranze.>
"False speranze".
Questa è la goccia che fa traboccare il vaso.
<"False speranze"? Ma come ti permetti?>Nota Autrice: ah, la suspense, quella bella.