CAPITOLO 23

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Continua a vibrare, non è un messaggio è una chiamata.
Prendo il telefono.
È un numero sconosciuto.
Rispondo.
<Pronto?>
<Emma.> è l'indiscutibile voce di Charlie.
<Charlie, dimmi.>
<Ho lasciato da te il mio orologio. L'avevo tolto per lavare i piatti e l'ho dimenticato. Penso che sia accanto al lavabo. Posso tornare a prenderlo?>
<Sì.>
<Sono lì tra dieci minuti.>
<A dopo.>
Mi alzo senza svegliare Mary e mi precipito in cucina.
Trovo l'orologio.
Lo prendo e vado in bagno a correggere il trucco.
Si vede lo stesso che ho pianto.
Torno davanti alla porta.
Sento mio padre parcheggiare, non ci voleva.
Apro la porta e lui mi viene in contro.
<Emma.> mi abbraccia.
<Ciao papà. Uhm...esco un attimo, solo cinque minuti.>
<Va bene.>
Esco prima che cambi idea e chiudo la porta.
Vedo Charlie arrivare.
È bellissimo.
<Emma.> dice quando è abbastanza vicino.
Sto per dargli l'orologio ma prima mi abbraccia e mi bacia entrambe le guance.
Prende l'orologio e se lo mette.
Mi guarda negli occhi per un po'.
<Hai pianto ancora?> dice stupito.
<Sono caduta e mi sono fatta male.> mento.
<Mi dispiace...sai temevo che avessi pianto per me.> ride.
<Perché dovrei?>
<Non lo so, l'ho pensato e basta.> sembra deluso.
<Okay.>
<Non ti piaccio per niente, vero?> ride.
<Eh no, per niente.> mento ancora.
<Okay.> ora è triste.
<È meglio se vado.> mormoro.
Mi allontano e lui mi afferra il braccio.
Mi tira a sé e mi abbraccia.
<Emma, temo di non conoscere la differenza tra amare e volere bene.> mormora.
<Mi dispiace, non ho tempo.>
Mi dimeno ma lui mi stringe più forte.
<Ho pianto per te. Mi devi ascoltare.> <Cosa?>
<Quando sono tornato a casa. Sai, mi sono sentito malissimo quando mi hai respinto.>
<Male?>
<Sì. Come se lo stomaco si stesse contorcendo. Mi manchi davvero, Emma, anche se sei qui.> mormora.
I nostri visi sono vicinissimi.
<E io come potrei aiutarti?>
<Non lo so. Credevo che rivedendoti...>
<Pensavi di avere un'illuminazione?>
<Qualcosa del genere.>
<Non posso aiutarti e, tra l'altro, mi devi stare lontano. Te l'ho detto, non hai il diritto di toccarmi così.>
<Voglio averne il diritto.>
<Charlie, non sei il mio ragazzo.>
Apre bocca, ansima e poi non dice nulla.

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