Non ci permettono di vederlo e Elena mi riaccompagna a casa.
Permetto a Mary di dormire con me.
Quando lei si addormenta inizio a piangere.
Stringo a me il cuscino, immaginando che sia lui.
Mi squilla il telefono.
È Charlie.
Com'è possibile?
Non dovrebbe essere in grado di chiamarmi.
Rispondo.
<Pronto?> dico.
Nessuno risponde.
<Pronto?> dico ancora, ansiosamente.
<Piccola.> la voce roca di Charlie fa fare al mio cuore una capriola.
<Ti amo, ti amo, tu non hai la minima idea di quanto io sia innamorata di te.> gli dico, tutto d'un fiato.
<Anche io. Sono un po' stanco ma volevo sentirti...volevo farti dormire tranquillamente.>
<Grazie.> le lacrime rigano il mio volto mentre cerco di mantenere il controllo.
<Non piangere. Per favore.> dice a stento.
<Ci posso provare.> mormoro.
<Grazie.> dice.
<Vuoi che ti lasci riposare?>
<No. Resta con me, se non sei stanca.>
<Non lo sono.> mento.
Lo sono ma parlare con lui mi tranquillizza.
<Oggi, quando ti ho visto piangere... Mi sono sentito in colpa.>
<Non dovevi...>
<Sì, invece. Non avevo alcun diritto di ferirti e l'ho fatto. Eri ridotta così a causa mia. Io ti sto distruggendo e lo sento dalla tua voce, lo vedo attraverso i tuoi occhi colmi di lacrime. È come se fossi già morto.> <Ma non le sei. Ho capito ciò che vuoi dire e mi sento in colpa per essermi lasciata trasportare dalle emozioni prima che...>
<Morissi.> mi interrompe.
<Tu non morirai.>
<Non voglio dirti una bugia. Ho paura che non uscirò vivo da questa stanza e...piccola, stai ancora piangendo?> chiede e io allontano il telefono per coprire i miei singhiozzi strozzati.
<No.> dico e lo allontano ancora.
<Non dire le bugie a me.> <Scusa. Tu hai detto...>
<Lo so quello che ho detto ma se devi proprio farlo...fallo.> dice dolcemente.
<Non posso continuare questa conversazione.> gli sussurro.
<Cambiamo argomento? Non riattaccare, sei l'unica cosa che mi tiene in vita.>
<Okay.>
<Come sta Mary?>
<Bene. Sa che sei all'ospedale. Oggi è stata molto ubbidiente.> dico mentre le accarezzo i capelli.
<Sono orgoglioso di lei.> dice.
<Anche io.>
<Devo andare, la mia dottoressa si è accorta che sono sveglio. Credo che mi daranno dei sonniferi.> ride.